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Se vuoi tutelare il tuo potere d’acquisto…devi investire

13/12/2024

Recentemente, leggendo un articolo pubblicato su Kaidan, un portale riservato ai consulenti finanziari, ho trovato un’analisi davvero interessante sulle scelte finanziarie dei risparmiatori italiani negli ultimi dieci anni. Ho pensato di condividerne con te i punti essenziali, perché offrono spunti preziosi e utili anche per le decisioni che dobbiamo affrontare oggi.

Immagina di salire a bordo della leggendaria DeLorean del “Doc” Brown di Ritorno al Futuro. Niente viaggi lontani questa volta: torniamo indietro di soli dieci anni, fino al 2014, per riflettere su alcune scelte finanziarie che potrebbero insegnarti molto ancora oggi.

Nel 2014, il ricordo della crisi finanziaria globale del 2008 e delle turbolenze legate ai debiti sovrani europei era ancora fresco. Il mondo che ne è uscito era profondamente cambiato, e con esso anche gli investitori. Probabilmente anche tu, come molti altri, hai vissuto quegli anni con un atteggiamento più prudente, preferendo soluzioni percepite come “sicure” per proteggerti dalle oscillazioni dei mercati.
In quel periodo, molte famiglie italiane si orientavano verso strumenti che sembravano un rifugio sicuro contro le tempeste finanziarie: liquidità e titoli di Stato

Che cosa avrebbe potuto fare un risparmiatore in possesso di un patrimonio finanziario? Probabilmente avrebbe tenuto i soldi prudentemente sul conto corrente o, al massimo in qualche BTP. Ci sarebbe stata anche un’altra possibilità, il “mattone”, ma  di questo ne parleremo in futuro.

Concentriamoci sul nostro ipotetico risparmiatore del 2014, che chiameremo Marco, e ipotizziamo che disponga di un patrimonio pari a 100.000 euro.

Il caso di Marco: liquidità, sicurezza... e inflazione

La prima opzione, la più conservativa, è lasciare i soldi sul conto corrente nonostante sappia che non gli serviranno nel breve termine. In questo modo, almeno in apparenza, Marco non rischia di perdere nulla: i suoi risparmi sono protetti sia dalle fluttuazioni del mercato, sia dalla garanzia pubblica Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che copre fino a 100.000 euro. Oggi, dieci anni dopo, quanto varrebbero i suoi risparmi?

Secondo i dati ufficiali di Banca d’Italia, il tasso medio di remunerazione sui conti correnti è stato dello 0,19% lordo annuo. Facendo un calcolo rapido, e trascurando eventuali costi amministrativi, il capitale di Marco sarebbe cresciuto a 101.916 euro lordi, prima delle imposte.

Non è molto, ma almeno Marco pensa di non aver perso nulla: ha evitato le montagne russe dei mercati. Giusto? Non proprio. Marco si concentra sull’importo nominale del suo capitale, ignorando completamente l’impatto dell’inflazione.

Con un minimo di attenzione, avrebbe notato che l’inflazione in Italia dal 2014 al 2024 si è attestata mediamente al 2% annuo (1,99% per la precisione). Questo cambia tutto: il rendimento reale (tasso nominale meno inflazione) diventa negativo. Così, i 100.000 euro lasciati sul conto nel 2014, diventati quasi 102.000 grazie alla rivalutazione riconosciuta dalla banca, oggi valgono molto meno in termini di potere d’acquisto. Precisamente, quei soldi hanno un valore reale di 83.390 euro. In dieci anni, Marco ha perso quasi 17.000 euro di potere d’acquisto.

La seconda opzione: i BTP?

E se Marco avesse deciso di investire i suoi soldi in titoli di Stato? Supponiamo che avesse scelto un ETF composto esclusivamente da titoli governativi italiani decennali. A differenza della liquidità, rivalutata solo di un misero “zerovirgola”, i BTP hanno registrato una performance media annua positiva dell’1,82% comprensivo di cedole. Questo significa che i 100.000 euro di Marco si sarebbero trasformati in 119.777 euro nominali dopo dieci anni.

Tuttavia, anche in questo caso l’inflazione fa la sua parte. Considerando il tasso medio del 2%, il potere d’acquisto di quei 119.777 euro si riduce a 98.323 euro. Ancora una volta, Marco scopre di aver perso soldi in termini reali.

La terza opzione: il mercato azionario

E se Marco avesse scelto di superare la paura del rischio e investire in azioni? Supponiamo che avesse allocato i suoi 100.000 euro nell’MSCI World Index, un indice che rappresenta il mercato azionario globale. Negli ultimi dieci anni, il mondo ha vissuto una quantità impressionante di crisi, guerre e turbolenze. Eppure, l’innovazione e la crescita hanno avuto la meglio, spingendo i mercati finanziari verso nuove vette.

In termini di rendimento, i 100.000 euro di Marco si sarebbero trasformati in 213.586 euro reali, più del doppio del capitale iniziale. Se calcolassimo il valore nominale, la cifra sarebbe ancora più alta: 256.420 euro.

Arrivati a questo punto, è utile fare un riepilogo per comprendere come si è evoluto il patrimonio del nostro risparmiatore Marco nelle diverse ipotesi considerate. 

Fonte: Kaidan
 
I numeri parlano chiaro. La prudenza eccessiva, incarnata dalla liquidità, non protegge davvero dal rischio: protegge forse dal perdere soldi nominali, ma non dal perdere valore reale. I titoli di Stato, più redditizi della liquidità, non bastano comunque a battere l’inflazione. Il mercato azionario, invece, si conferma l’unico strumento capace di offrire un rendimento reale positivo nel lungo termine.

Se c’è una lezione da trarre da questi numeri, è che investire è una scelta necessaria per proteggere e far crescere il proprio patrimonio. Certo, i mercati finanziari possono spaventare nel breve termine, ma nel lungo periodo si dimostrano sempre i migliori alleati contro l’erosione del valore reale dei risparmi.

Non lasciare che la paura o le incertezze ti paralizzino. Affronta il futuro con consapevolezza e strategia. Se vuoi parlare di come costruire un piano di investimento efficace e adatto alle tue esigenze, sono qui per aiutarti. Contattami e scopriamo insieme come mettere i tuoi risparmi al lavoro. Non dimenticarti di iscriverti alla mia newsletter “Oggi ti parlo di…” per rimanere informato sul mondo finanziario.