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Sai come viene calcolata la tua pensione?

08/12/2020

Con questo articolo proseguiamo il lungo viaggio nel mondo previdenziale. In Italia, il tema previdenziale da sempre è stato al centro del dibattito politico con riforme su riforme per cercare di mettere in sicurezza l’intero sistema e renderlo più sostenibile, pertanto è fondamentale conoscere in modo approfondito ciò che riguarderà il nostro futuro. Dal 1995 il metodo di calcolo è cambiato a seguito della riforma Dini (Legge 335/1995), questo ha sancito l’entrata in vigore del sistema contributivo al posto di quello retributivo. Le regole prevedono un calcolo della pensione ripartito fra:
  • metodo retributivo: con tale metodo la pensione viene calcolata sulla base della media delle retribuzioni degli ultimi anni lavorativi, indipendentemente dal totale dei contributi effettivamente versati;
  • metodo contributivo: con questo sistema di calcolo la pensione viene calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa adeguati e rivalutati annualmente, applicando un coefficiente di rivalutazione, secondo regole predefinite. Tale sistema risulta influenzato da diverse e numerose variabili che tengono conto, tra l'altro, della dinamica retributiva, della speranza di vitae dell'andamento dell'economia.
Il sistema di calcolo contributivo ha come pregio sicuramente quello di rendere molto più equi i trattamenti pensionistici futuri, ma purtroppo anche più magri soprattutto per lavoratori autonomi e giovani che hanno iniziato la loro avventura lavorativa da pochi anni. La profonda trasformazione del mondo del lavoro che vedrà sempre meno contratti a tempo indeterminato, un incremento del lavoro autonomo e delle collaborazioni a progetto, comporterà il rischio di minori versamenti previdenziali che a loro volta potrebbero portare nel medio lungo termine a dei  ‘buchi’ contributivi importanti. Sempre la riforma Dini ha introdotto anche il sistema misto transitorio che coinvolge i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e prevede il calcolo quota. Sulla scia della riforma Dini, nel 2011 è intervenuta la riforma Fornero che distingue ancora tra due tipologie di sistemi di calcolo: quello misto ripreso dalla riforma Dini e quello contributivo. Il metodo di calcolo della pensione di ciascuno varia a seconda dell'anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995:
  • anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995, mentre è calcolata con il sistema contributivo per l'anzianità maturata dal 1° gennaio 1996;
  • anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011, e con il sistema contributivo per l'anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 2012 fino al momento di accesso alla pensione.
Per coloro i quali hanno iniziato a lavorare con decorrenza 1° gennaio 1996 si applica esclusivamente il sistema di calcolo contributivo. La Riforma Fornero del 2011, tra le altre cose, ha previsto, e probabilmente in pochi lo sanno soprattutto i diretti interessati, per le Casse dei professionisti la sostenibilità finanziaria su un orizzonte temporale di 50 anni, rispetto ai 30 previsti prima. Questa norma di fatto ha determinato la necessità di rendere più stringenti i requisiti previdenziali per i liberi professionisti iscritti alle relative Casse. Infatti, da un lato si è innalzata l’età di pensionamento fino o addirittura oltre i 70 anni e dall’altra le prestazioni pensionistiche future verranno conteggiate in molti casi con il metodo contributivo puro o con il metodo misto. Le stime di alcune Casse arrivano ad ipotizzare assegni pensionistici pari al 30/35% rispetto all’ultimo reddito da lavoro.

Perché si arriva a questa percentuale così bassa per i liberi professionisti?

La causa è l’entità dei contributi che i professionisti pagano alle Casse, sui quali si basa il calcolo della pensione futura. Infatti, secondo i dati forniti da Kaidan, mentre i lavoratori dipendenti versano contributi nella misura del 33% ed altri lavoratori autonomi (artigiani e commercianti) si aggirano attorno al 24%, le aliquote di computo dei liberi professionisti vanno – a seconda della Cassa di appartenenza – tra il 12% ed il 15%. Con contributi così bassi, quale speranza si potrà avere per un adeguato assegno pensionistico? Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), gli ex lavoratori autonomi tendono a livello globale ad avere pensioni pubbliche più basse rispetto ai dipendenti pubblici e privati, una differenza che in Italia si attesta al 30% in meno rispetto agli ex dipendenti. Rincara la dose il rapporto del 2019 della Ragioneria Generale dello Stato dal quale si evince che i tassi di sostituzione attesi sono previsti in generale calo per tutti i lavoratori sia dipendenti che autonomi e tra questi in fortissimo calo per i liberi professionisti, intorno al 30/35%. In uno scenario in cui lo Stato sarà sempre meno generoso in tema di pensioni pubbliche, risparmiare per la pensione è una questione non rimandabile e il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale per evitare di essere colti impreparati. Come fare, allora, a tutelarsi per gli anni della pensione e mantenere il proprio tenore di vita? Per scoprirlo continua a seguirmi in questo blog.   Ogni mese scrivo la mia newsletter “Oggi ti parlo di…” che condivido con i miei clienti e con il mio network volta ad analizzare tematiche specifiche al fine di creare spunti di riflessione e confronto e rimanere sempre informati. Se non lo hai ancora fatto iscriviti qui: Oggi ti parlo di…   Rosario Daniele Iemulo