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Pensione: le modifiche del 2024 spiegate in dettaglio

19/04/2024

In questo articolo cerchiamo di riassumere cosa cambia a livello pensionistico da quest’anno in base alla legge 213/2023 nota come legge di bilancio 2024

É importante precisare che non si tratta di una riforma ma piuttosto di alcuni aggiustamenti alla normativa esistente. Queste correzioni tendono principalmente alla riduzione delle possibilità di maturare la pensione, sia di vecchiaia che anticipata.

Andremo ad analizzare le prestazioni più frequenti che si applicano agli assicurati delle diverse gestioni INPS e non ai lavoratori iscritti alle casse professionali che, come noto, seguono regole proprie.
 

PENSIONE DI VECCHIAIA


Partiamo dalla pensione di vecchiaia ordinaria, che ricordiamo essere quella che matura a 67 anni di età e 20 di contribuzione. La pensione di vecchiaia ordinaria si distingue in funzione del regime di calcolo di appartenenza, retributivi, contributivi e misti e la legge di bilancio ha apportato modifiche sui contributivi puri ,ovvero i lavoratori entrati nel mondo del lavoro dopo il 1° gennaio 1996. Per questi lavoratori, per andare in pensione di vecchiaia ordinaria non è più necessario  raggiungere l’importo soglia di 1.5 volte l’assegno sociale, ma è sufficiente che la pensione sia almeno pari all’assegno sociale, che per il 2024 equivale a un importo di almeno pari a 6.947 euro annui. 
Inoltre, per i contributivi puri, è possibile maturare la pensione di vecchiaia ordinaria a 71 anni di età con 5 anni di contribuzione. 
 

PENSIONE DI VECCHIAIA ANTICIPATA CONTRIBUTIVA


Questa forma di pensione spetta a coloro che sono esclusivamente in regime contributivo. Il requisito anagrafico per la pensione anticipata rimarrà invariato a 64 anni di età con 20 anni di contribuzione per il 2024, ma sarà adeguato alle aspettative di vita media, mentre prima erano fissi.
Sono sempre necessari 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Questo requisito rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2026, prima di un ulteriore adeguamento.
Rimane valida anche la finestra temporale di tre mesi che posticipa il momento di effettiva percezione dell’assegno e che vale tanto per il settore pubblico quanto per quello privato.
che posticipa il momento di effettiva percezione dell’assegno e che vale tanto per il settore pubblico quanto per quello privato.


Cosa è cambiato?


Qui sono state introdotte 4 novità:

L’importo soglia è stato elevato a 3 volte l’assegno sociale rispetto ai 2,8 precedenti, mentre per le donne con almeno un figlio scende a 2,8 e a 2,6 per quelle con due o più figli.
L’importo della pensione di vecchiaia anticipata non può essere erogato per un importo superiore a 5 volte il trattamento minimo, ovvero circa 3.000 euro mensili. Pertanto, se si dovesse avere diritto ad un importo superiore questo comunque si fermerà a 3000 euro mensili. Al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia si inizierà a percepire il reale importo maturato.

Introduzione di un ritardato pagamento che viene nascosto sotto il nome di finestra che posticipa il momento di effettiva percezione dell’assegno e che vale tanto per il settore pubblico quanto per quello privato: dal 2024 per maturare questa pensione bisogna aspettare 3 mesi mentre precedentemente maturava il mese successivo.  Per i dipendenti  pubblici questa finestra tenderà ad aumentare gradualmente per arrivare dal 2028 in avanti da 3 a 9 mesi.


QUOTA 103


Questa opzione permette di anticipare l’uscita dal mondo professionale nel momento in cui si rispetta un doppio requisito, anagrafico (62 anni di età) e contributivo (41 anni di versamenti) la cui somma genera appunto la quota 103.
I requisiti specifici per il 2024 non hanno subito cambiamenti per coloro che li hanno maturati in precedenza, continuando a mantenere i vecchi requisiti.

I cambiamenti di quota 103, che segue quota 100 e quota 102, riguardano esclusivamente coloro che matureranno i requisiti nel 2024, perché tutti coloro che li hanno maturati precedentemente continuano a mantenere i vecchi requisiti. 

Quello che invece è cambiato, in senso restrittivo, è la finestra: per i lavoratori dipendenti del settore privato infatti è passata da 3 a 7 mesi mentre per i dipendenti pubblici la finestra passa da 6 mesi a 9.  

Un’altra novità è il regime di calcolo, dal 2024 il regime di calcolo è esclusivamente contributivo.
L’ultima novità, e probabilmente l’unica favorevole, è che l’importo minimo è stato abbassato a 4 volte il trattamento minimo. 
 

Inoltre è possibile chiedere la rinuncia della pensione in quota 103 e le persone che maturano i requisiti e rinunciano avranno una busta paga più elevata attraverso un bonus.

Si tratta di non versare più all’Inps il contributo dovuto, ovvero il 9,19% della retribuzione lorda. Questo vuol dire che nella sua busta paga ci sarà questa percentuale in più che verrà appunto data al lavoratore al posto che all’Inps. 

Fiscalmente significa che questo 9.19% ricevuto in più sarà comunque soggetto alla tassazione Irpef ordinaria, questo comporta un aumento netto in busta paga per uno stipendio medio di circa 40/50 euro. 
Attenzione però al rovescio della medaglia, perché se si continua a lavorare e si percepisce il bonus bisogna anche essere consapevoli che quando maturerò e deciderò di chiedere la pensione, l’importo dell’assegno sarà più basso perché nel regime contributivo l’importo è determinato dai contributi versati rivalutati. 
Quindi ho un aumento irrisorio del mio stipendio e dall’altra una riduzione dell’importo della pensione.
 

OPZIONE DONNA


L’opzione donna dà la possibilità alle lavoratrici di andare in pensione con 35 anni di contributi e con un’età di 60 anni. La novità introdotta riguarda il requisito anagrafico che viene portato a 61 anni, ma in presenza di figli l’età viene ridotta a 60 anni per un solo figlio e a 59 anni per due o più figli. Un favore particolare è stato rivolto alle lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, per le quali l’età richiesta è di 59 anni, indipendentemente dalla presenza di figli.
Solamente lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi, per le quali l’età richiesta è di 59 anni indipendentemente dalla presenza di figli, ma sempre con i 35 di contribuzione.

Rimane in vigore la regola per la quale possono accedervi solo le lavoratrici rientranti nei seguenti tre profili: caregivers, invalide civili almeno al 74% e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è aperto un tavolo di confronto per la gestione della crisi d’impresa.

Nessun cambiamento anche per il requisito contributivo: servono sempre 35 anni di versamenti entro il 31 dicembre 2023.

Attenzione al particolare che mentre quota 103 deve maturare entro il 31/12/2024, l’opzione donne prorogata al 2024 deve aver maturato i requisiti antro il 21/12/2023. Per cui non è che una donna se a settembre di quest’anno matura i requisiti può far richiesta di opzione donna, perché deve averli maturati nel 2023. 
Rimangono validi la finestra mobile di 12/18 mesi (rispettivamente per lavoratrici dipendenti e autonome) e il ricalcolo totalmente contributivo della prestazione.
 

APE SOCIALE


Confermata dalla legge di bilancio 2024 la possibilità di uscita professionale anticipata introdotta nel 2017 che va sotto il nome di APE sociale.

Questa è un accompagnamento alla maturazione della pensione con un’indennità pagata dallo stato. Non essendo quindi una pensione, per esempio, se un soggetto ha sottoscritto un fondo pensione non può chiedere la liquidazione della prestazione perché non ha maturato la pensione, mentre può chiederla se ha maturato una delle pensioni  di vecchiaia o anticipata. 
Si ha la possibilità di chiedere l’Ape se il lavoratore si trova in una della 4 categorie: 



L’unica modifica è l’innalzamento dell’età anagrafica richiesta che passa da 63 a 63 e 5 mesi,  mentre per le donne lavoratrici, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, ci sono delle agevolazioni riguardanti l’anzianità contributiva con una riduzione di un anno in presenza di un figlio e di due anni con due o più figli.

L’Ape sociale, siccome viene erogata dallo stato e non è una pensione ha un importo che se risulta inferiore a 1500 euro allora viene pagato l’importo calcolato in quel momento. Se è superiore a 1500 euro si riceverà questa cifra, se è inferiore si paga l’importo della pensione maturata in quel momento. Questa indennità viene erogata per 12 mesi ogni anno, quindi senza 13esima, a partire dal mese successivo a quello della presentazione della domanda. 

Le novità introdotte dalla legge di bilancio 2024 possono avere un impatto significativo sulla tua pianificazione pensionistica. È essenziale rimanere informati e prepararsi adeguatamente, pertanto se desideri ulteriori chiarimenti o hai bisogno di un'analisi approfondita della tua situazione attuale e prospettica, non esitare a contattarmi. Infine non dimenticare di iscriverti alla mia newsletter “Oggi ti parlo di…” per rimanere informato sul mondo finanziario.