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Investire in Btp: opportunità e rischi reali
14/06/2024

L'investimento in titoli di Stato, al pari dell’investimento in immobili, viene comunemente considerato un porto sicuro dai risparmiatori italiani poco propensi a sopportare rischi.
Nel corso del 2022 abbiamo assistito ad un significativo aumento dei tassi di interesse con rendimenti che non si vedevano da oltre 10 anni. Il Tesoro italiano, dal canto suo, ha cercato in più occasioni di attirare i risparmiatori, grazie anche a massicce campagne pubblicitarie, con emissioni speciali come il Btp Italia indicizzato all'inflazione, il Btp futura e nell’ultimo periodo il Btp valore.
Questa corsa ai titoli di stato è alimentata dalla percezione di sicurezza e dai rendimenti relativamente stabili offerti dai BTP rispetto ad altre forme di investimento. Tuttavia, ci sono diverse percezioni errate che spingono gli investitori a concentrarsi eccessivamente su questi strumenti, trascurando quelli che sono i loro limiti e le altre opportunità di investimento che potrebbero offrire rendimenti migliori e una maggiore diversificazione.
Vediamo quelle più comuni:
Molti investitori credono che i titoli di stato italiani siano completamente sicuri perché sono emessi dal governo. Tuttavia, la realtà è che nessun investimento è privo di rischi. L'Italia ha affrontato diverse crisi economiche e politiche in passato, come la crisi del debito sovrano europeo nel 2011-2012, che ha messo a dura prova la stabilità economica del paese. Ti ricordi lo spread Btp- Bund a 570 punti di quel periodo?
Durante la crisi del debito sovrano, molti investitori in titoli di Stato greci hanno subito perdite significative quando il debito è stato ristrutturato, nonostante fosse emesso da uno Stato sovrano.
Inoltre bisogna considerare le clausole di azione collettiva (CACs) introdotte nell'Eurozona nel 2013. Queste sono disposizioni contrattuali inserite in tutte le emissioni di Btp che permettono al governo di ristrutturare il debito con l'approvazione di una maggioranza qualificata dei creditori, il che può portare a perdite per gli investitori. Le CACs sono state introdotte per facilitare la ristrutturazione del debito sovrano e per ridurre il rischio di default disordinati.
Un'altra percezione errata è che i titoli di stato offrano rendimenti garantiti e stabili. La ragione di questa sicurezza percepita è dovuta al fatto che, di solito, il risparmiatore mantiene i titoli di Stato fino alla scadenza, incassando le cedole e ottenendo il rimborso del capitale investito. Di conseguenza, ciò che accade al prezzo del titolo negli anni compresi fra l'acquisto e il rimborso sembrano fluttuazioni che riguardano poco chi investe con questo approccio. Ma gli imprevisti possono capitare.
Una somma investita in un Btp che dista ancora molti anni dalla scadenza potrebbe dover essere liquidata prima del tempo. A quel punto, bisogna vendere il titolo alle condizioni che il mercato offre. Qualche volta questo avviene con profitto, ma nella fase attuale di tassi elevati, è molto più probabile che chi dovesse vendere un Btp comprato pochi anni fa, incasserà un importo inferiore al capitale investito inizialmente.
Il motivo risiede nel rischio di tasso di interesse a cui sono soggetti tutti i titoli obbligazionari, compresi i titoli di Stato: se i tassi di interesse aumentano, il valore di mercato dei titoli esistenti può diminuire, influenzando negativamente i rendimenti complessivi.
Oggi, un titolo a cinque anni ha un rendimento medio annuo del 3%; tre anni fa, in piena era covid, rendeva circa l’1% c.a. annuo. Chi oggi si trovasse in mano un titolo che paga cedole così basse, non potrebbe che rivenderlo con uno sconto sul prezzo, in modo da compensare la distanza nel rendimento delle nuove emissioni comparabili. Si tratta della nota relazione inversa fra rendimenti e prezzi delle obbligazioni.
Molti investitori credono che i titoli di Stato siano sempre facilmente liquidabili. Tuttavia, in periodi di crisi economica o di stress sui mercati finanziari, la liquidità dei titoli di Stato può diminuire. Ad esempio, durante la crisi finanziaria del 2008, molti investitori hanno riscontrato difficoltà nel vendere rapidamente i loro titoli di Stato senza incorrere in perdite significative. Lo stesso è accaduto durante la crisi del debito sovrano nel 2011.
Una percezione molto diffusa è che i titoli di stato siano più sicuri degli investimenti azionari nel lungo termine. Tuttavia, storicamente, i mercati azionari hanno dimostrato di offrire rendimenti superiori rispetto ai titoli di stato su periodi prolungati. Ad esempio, se si considera il mercato azionario mondiale, l'indice MSCI World ha registrato un rendimento medio annuo di circa l’8% negli ultimi 90 anni, nonostante le crisi e le fluttuazioni di breve termine. In confronto, i rendimenti dei titoli di stato italiani sono stati significativamente inferiori, soprattutto quando si tiene conto dell'inflazione. La percezione che i titoli di stato siano intrinsecamente più sicuri può portare a un'opportunità persa in termini di crescita del capitale nel lungo termine.
Il limite principale dell'investimento esclusivo in titoli di Stato italiani è la mancata diversificazione. Anche se i titoli di Stato italiani sono generalmente considerati solidi, la concentrazione del rischio su un unico emittente espone gli investitori a eventi idiosincratici.
Un significativo downgrade del rating sovrano da parte delle agenzie di rating o un forte deterioramento delle finanze pubbliche, può influenzare negativamente i titoli di Stato italiani. Gli investitori che detengono esclusivamente BTP potrebbero vedere il valore dei loro investimenti diminuire drasticamente in seguito a tali eventi. Nel 2011, il downgrade del rating dell'Italia da parte di Standard & Poor's ha causato un aumento degli spread sui titoli di stato italiani, portando a una diminuzione del loro valore di mercato. Gli investitori che non avevano diversificato i loro portafogli hanno subito perdite significative.
Diversificare il portafoglio investendo in titoli di stato di altri paesi, oltre a includere altre classi di asset come azioni, obbligazioni corporate e immobili, può ridurre significativamente il rischio complessivo del portafoglio. La diversificazione aiuta a bilanciare i rischi specifici di un singolo emittente o paese e a migliorare i rendimenti a lungo termine.
In conclusione, investire prevalentemente in titoli di Stato italiani può sembrare una scelta sicura e conveniente. Tuttavia, è fondamentale comprendere le percezioni errate che possono portare a una concentrazione eccessiva su questi strumenti. I titoli di Stato italiani, sebbene solidi, non sono privi di rischi, specialmente in un contesto di inflazione, incertezza politica e cambiamenti nei tassi di interesse. La mancata diversificazione può esporre gli investitori a perdite significative in caso di eventi idiosincratici negativi specifici per l'Italia. Per proteggere e far crescere il proprio capitale, è essenziale diversificare gli investimenti, considerando altre asset class come azioni, obbligazioni corporate con strumenti professionali come gli Etf.
Diversificare il portafoglio non solo aiuta a bilanciare i rischi, ma può anche migliorare i rendimenti complessivi nel lungo termine, creando un portafoglio più resiliente e capace di affrontare le incertezze del mercato.
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Nel corso del 2022 abbiamo assistito ad un significativo aumento dei tassi di interesse con rendimenti che non si vedevano da oltre 10 anni. Il Tesoro italiano, dal canto suo, ha cercato in più occasioni di attirare i risparmiatori, grazie anche a massicce campagne pubblicitarie, con emissioni speciali come il Btp Italia indicizzato all'inflazione, il Btp futura e nell’ultimo periodo il Btp valore.
Questa corsa ai titoli di stato è alimentata dalla percezione di sicurezza e dai rendimenti relativamente stabili offerti dai BTP rispetto ad altre forme di investimento. Tuttavia, ci sono diverse percezioni errate che spingono gli investitori a concentrarsi eccessivamente su questi strumenti, trascurando quelli che sono i loro limiti e le altre opportunità di investimento che potrebbero offrire rendimenti migliori e una maggiore diversificazione.
Vediamo quelle più comuni:
1. Sicurezza
Molti investitori credono che i titoli di stato italiani siano completamente sicuri perché sono emessi dal governo. Tuttavia, la realtà è che nessun investimento è privo di rischi. L'Italia ha affrontato diverse crisi economiche e politiche in passato, come la crisi del debito sovrano europeo nel 2011-2012, che ha messo a dura prova la stabilità economica del paese. Ti ricordi lo spread Btp- Bund a 570 punti di quel periodo?
Durante la crisi del debito sovrano, molti investitori in titoli di Stato greci hanno subito perdite significative quando il debito è stato ristrutturato, nonostante fosse emesso da uno Stato sovrano.
Inoltre bisogna considerare le clausole di azione collettiva (CACs) introdotte nell'Eurozona nel 2013. Queste sono disposizioni contrattuali inserite in tutte le emissioni di Btp che permettono al governo di ristrutturare il debito con l'approvazione di una maggioranza qualificata dei creditori, il che può portare a perdite per gli investitori. Le CACs sono state introdotte per facilitare la ristrutturazione del debito sovrano e per ridurre il rischio di default disordinati.
2. Rendimenti garantiti
Un'altra percezione errata è che i titoli di stato offrano rendimenti garantiti e stabili. La ragione di questa sicurezza percepita è dovuta al fatto che, di solito, il risparmiatore mantiene i titoli di Stato fino alla scadenza, incassando le cedole e ottenendo il rimborso del capitale investito. Di conseguenza, ciò che accade al prezzo del titolo negli anni compresi fra l'acquisto e il rimborso sembrano fluttuazioni che riguardano poco chi investe con questo approccio. Ma gli imprevisti possono capitare.
Una somma investita in un Btp che dista ancora molti anni dalla scadenza potrebbe dover essere liquidata prima del tempo. A quel punto, bisogna vendere il titolo alle condizioni che il mercato offre. Qualche volta questo avviene con profitto, ma nella fase attuale di tassi elevati, è molto più probabile che chi dovesse vendere un Btp comprato pochi anni fa, incasserà un importo inferiore al capitale investito inizialmente.
Il motivo risiede nel rischio di tasso di interesse a cui sono soggetti tutti i titoli obbligazionari, compresi i titoli di Stato: se i tassi di interesse aumentano, il valore di mercato dei titoli esistenti può diminuire, influenzando negativamente i rendimenti complessivi.
Oggi, un titolo a cinque anni ha un rendimento medio annuo del 3%; tre anni fa, in piena era covid, rendeva circa l’1% c.a. annuo. Chi oggi si trovasse in mano un titolo che paga cedole così basse, non potrebbe che rivenderlo con uno sconto sul prezzo, in modo da compensare la distanza nel rendimento delle nuove emissioni comparabili. Si tratta della nota relazione inversa fra rendimenti e prezzi delle obbligazioni.
3. Liquidità sopravvalutata
Molti investitori credono che i titoli di Stato siano sempre facilmente liquidabili. Tuttavia, in periodi di crisi economica o di stress sui mercati finanziari, la liquidità dei titoli di Stato può diminuire. Ad esempio, durante la crisi finanziaria del 2008, molti investitori hanno riscontrato difficoltà nel vendere rapidamente i loro titoli di Stato senza incorrere in perdite significative. Lo stesso è accaduto durante la crisi del debito sovrano nel 2011.
4. Maggior sicurezza rispetto all’azionario a lungo termine
Una percezione molto diffusa è che i titoli di stato siano più sicuri degli investimenti azionari nel lungo termine. Tuttavia, storicamente, i mercati azionari hanno dimostrato di offrire rendimenti superiori rispetto ai titoli di stato su periodi prolungati. Ad esempio, se si considera il mercato azionario mondiale, l'indice MSCI World ha registrato un rendimento medio annuo di circa l’8% negli ultimi 90 anni, nonostante le crisi e le fluttuazioni di breve termine. In confronto, i rendimenti dei titoli di stato italiani sono stati significativamente inferiori, soprattutto quando si tiene conto dell'inflazione. La percezione che i titoli di stato siano intrinsecamente più sicuri può portare a un'opportunità persa in termini di crescita del capitale nel lungo termine.

Andamento azioni e obbligazioni nel mondo dal 1975 al 31 agosto 2023
5. Diversificazione
Il limite principale dell'investimento esclusivo in titoli di Stato italiani è la mancata diversificazione. Anche se i titoli di Stato italiani sono generalmente considerati solidi, la concentrazione del rischio su un unico emittente espone gli investitori a eventi idiosincratici.
Un significativo downgrade del rating sovrano da parte delle agenzie di rating o un forte deterioramento delle finanze pubbliche, può influenzare negativamente i titoli di Stato italiani. Gli investitori che detengono esclusivamente BTP potrebbero vedere il valore dei loro investimenti diminuire drasticamente in seguito a tali eventi. Nel 2011, il downgrade del rating dell'Italia da parte di Standard & Poor's ha causato un aumento degli spread sui titoli di stato italiani, portando a una diminuzione del loro valore di mercato. Gli investitori che non avevano diversificato i loro portafogli hanno subito perdite significative.
Diversificare il portafoglio investendo in titoli di stato di altri paesi, oltre a includere altre classi di asset come azioni, obbligazioni corporate e immobili, può ridurre significativamente il rischio complessivo del portafoglio. La diversificazione aiuta a bilanciare i rischi specifici di un singolo emittente o paese e a migliorare i rendimenti a lungo termine.
In conclusione, investire prevalentemente in titoli di Stato italiani può sembrare una scelta sicura e conveniente. Tuttavia, è fondamentale comprendere le percezioni errate che possono portare a una concentrazione eccessiva su questi strumenti. I titoli di Stato italiani, sebbene solidi, non sono privi di rischi, specialmente in un contesto di inflazione, incertezza politica e cambiamenti nei tassi di interesse. La mancata diversificazione può esporre gli investitori a perdite significative in caso di eventi idiosincratici negativi specifici per l'Italia. Per proteggere e far crescere il proprio capitale, è essenziale diversificare gli investimenti, considerando altre asset class come azioni, obbligazioni corporate con strumenti professionali come gli Etf.
Diversificare il portafoglio non solo aiuta a bilanciare i rischi, ma può anche migliorare i rendimenti complessivi nel lungo termine, creando un portafoglio più resiliente e capace di affrontare le incertezze del mercato.
Se desideri ricevere una diagnosi dei tuoi investimenti per comprendere più in dettaglio lo stato di salute del tuo patrimonio, l’efficienza del rapporto tra i rischi, i rendimenti attesi oltre alla qualità ed al grado di diversificazione, contattami oggi stesso. Non dimenticare anche di iscriverti alla mia newsletter mensile “Oggi ti parlo di…”.