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Conosci e gestisci l’altra faccia del rendimento

05/04/2022

Solitamente investimento finanziario fa rima con rendimento, ma non solo. C’è, infatti, un elemento che non può essere trascurato ed è la cosiddetta propensione al rischio, cioè quanto si è disposti ad accettare che il rendimento effettivo, alla fine del periodo definito, risulti differente in positivo o negativo da quello atteso. È innegabile che non c’è rendimento senza rischio ed è questo il “prezzo” da pagare se si vuole vedere crescere il valore del proprio capitale nel tempo. A rischio più alto corrisponde una ricompensa più alta. Questa è una delle massime più ripetute negli investimenti finanziari e, infatti, generalmente gli investimenti più rischiosi dovrebbero essere compensati con un rendimento maggiore. Rischiare troppo poco - dove puoi permetterti un rischio maggiore - può essere controproducente a lungo termine. Un esempio classico è il caso dei risparmiatori che tengono i loro depositi sul conto corrente perché ritengono che sia più sicuro e senza rischio, ma… lo è anche oggi che l’inflazione è pari al 5-6%?

Cosa si deve considerare per definire il proprio profilo di rischio?

Solitamente quando un risparmiatore prende la decisione di investire parte o tutti i propri risparmi, il funzionario di banca sottopone un bel questionario con decine di domande per stabilire, tra le altre cose, quanto si è disposti a rischiare. Molto spesso la persona risponde in modo istintivo prestando poca attenzione. In realtà la definizione del proprio profilo di rischio/rendimento è fondamentale. A influenzare quest’ultimo contribuiscono diversi elementi. Dalla situazione anagrafica (single, sposato, con figli) all’età, dalla condizione patrimoniale a quella lavorativa. Dal possesso o meno dell’abitazione, alle spese a medio termine, al cambio dell’auto, iscrizione dei figli all’università, e così via. Un giovane neolaureato, all’inizio della propria carriera, avrà certamente esigenze di investimento (e tolleranza al rischio) diverse da quelle di una persona di 55 anni con famiglia a carico che deve accumulare risparmi per dare un futuro ai figli o per crearsi una pensione che gli possa permettere di mantenere lo stesso tenore di vita quando smetterà di lavorare.

Altro aspetto importante quando parliamo di investimenti finanziari è quello psicologico

Non tutti sono in grado di mantenere i nervi saldi di fronte alle oscillazioni quotidiane dei mercati finanziari e al conseguente impatto di breve periodo sul valore del proprio capitale. In generale, è dimostrato che il risparmiatore medio viene spesso tentato dal desiderio di seguire le “mode” del mercato. Ovvero investire quando tutti comprano (euforia) e liquidare le posizioni quando tutti vendono (sconforto). Così facendo, però, si finisce con l’acquistare sui massimi delle quotazioni dei mercati finanziari e vendere sui minimi. Si subiscono perdite che difficilmente si riuscirà a recuperare perché non si avrà il coraggio di rientrare nuovamente sul mercato. Chiaramente non esistono antidoti miracolosi, ma è possibile adottare approcci pratici per tenere a bada l’emotività chiedendosi, ad esempio, quanto si è disposti a perdere quando si verificano situazioni avverse di mercato.

Anche qui bisogna adottare il giusto criterio

Solitamente, quando affronto questo argomento con i nuovi clienti, molti rispondono che possono facilmente sopportare anche un calo momentaneo del 20-30%. Ma quando accade davvero e sono in gioco Euro veri, inizia il vero test! Un modo semplice per valutare l'effettiva tolleranza al rischio è quella di convertire in Euro le percentuali che in teoria saresti disposto a tollerare. Un calo del 30% per qualcuno con 10.000 Euro investiti all'inizio della propria carriera non sarà visto come quello per un pensionato che ha investito 1 milione di euro. Una valorizzazione momentanea inferiore di 3.000 Euro è più tollerabile rispetto ai 300.000 Euro, anche se le percentuali sono esattamente le stesse.

È fondamentale essere preparati a questo perché rischio e incertezza sono delle caratteristiche degli investimenti finanziari

Definire la propria propensione al rischio in termini di obiettivi di rendimento non è affatto semplice. Soprattutto oggi che stiamo sperimentando la combinazione di inflazione in aumento e tassi di interesse bassi che pongono il risparmiatore nell’incapacità di prendere la giusta decisione. Per tale motivo è fondamentale farsi affiancare da un professionista capace, preparato e in ascolto, che ti aiuti a chiarirti le idee, capire quali sono i reali obiettivi, fissare l’orizzonte temporale di riferimento. Un professionista che ti permetta di aggiustare il tiro quando cambiano le esigenze o qualche altra variabile, individuando il giusto equilibrio che soddisfi in termini di rendimento atteso, ma che permetta anche di dormire tranquilli. Per essere buoni investitori non basta essere buoni risparmiatori perché come dice Benjamin Graham:
“La pietra miliare del processo d’investimento è il controllo del rischio, non la ricerca di rendimenti elevati”. 
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