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Come superare il paradosso del risparmiatore italiano
26/10/2020
Una storica frase cita che “gli italiani sono un popolo di Santi, Poeti, Navigatori…” e a noi piace aggiungere “di risparmiatori”, anche se non di investitori e ne è la prova l’enorme liquidità parcheggiata sui conti correnti.
Quella della liquidità è una tendenza che accompagna da sempre noi italiani, ma che negli ultimi 10 anni è andata via via ad aumentare. Ma in quest’ultimo anno cosa è successo?
Nel periodo del lockdown questa liquidità è addirittura aumentata mediamente dell’8% rispetto al 2019 dove 28 milioni di italiani hanno continuato a risparmiare complice anche la difficoltà a consumare.
Secondo l’ultimo bollettino dell’Albi, sui conti correnti degli italiani sono depositati 1.682 miliardi di euro e se andiamo a guardare la ricerca di Banca d'Italia del 2019 già ci parlava di più di 1.400 miliardi di liquidità.
Questo aumento si spiega certamente con la situazione sanitaria che stiamo vivendo la quale determina paura per la salute e preoccupazione anche per il risvolto economico, per cui di fronte ad un’accentuata incertezza si tende a risparmiare di più.
Questo è sicuramente un fatto positivo, ma è opportuno fare dei distinguo:
Se si ha bisogno di quella liquidità nel breve termine (9-12 mesi) allora il conto corrente è la scelta migliore, diversamente il conto corrente è la scelta più inappropriata.
Fino a qualche anno fa si era abituati a vivere di cedole piuttosto generose del debito governativo ritenuto sicuro e protetto, ci si sentiva in una botte di ferro e non si andava alla ricerca di altre forme d’investimento diversificate.
Oggi però il mondo finanziario è caratterizzato da tassi a zero se non addirittura negativi a cui il risparmiatore non è abituato e pertanto posticipa ogni decisione arrivando alla conclusione:
“Lascio i soldi in conto perché non si sa mai oppure perché almeno non li perdo.”
Ma è veramente così?
Il vero rischio oggi è proprio l’illusione della protezione della liquidità sul conto corrente.
Per far capire meglio questa illusione facciamo un esempio pratico. Chi nel 1960 ha messo da parte 100.000 lire rinunciando a 10 cene al ristorante si è ritrovato nel 2003, quando il cambio di valuta gli ha imposto il passaggio agli euro, con l’equivalente di 5 caffè. Questo depauperamento di potere d’acquisto è stato causato dall’inflazione. Quindi soldi in eccesso sul conto corrente comportano la certezza di perdere denaro nel tempo inteso come potere d’acquisto.
L’altro elemento fondamentale da considerare è la mancanza di pianificazione finanziaria.