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08/06/2020

“I miei soldi sono lì, ho bisogno di sapere che sul mio conto ci siano soldi liquidi in modo che per ogni necessità io abbia a disposizione quanto necessito.” Quante volte lo abbiamo pensato? E non siamo i soli, sono molti gli italiani che la pensano così infatti. Dall’ultima analisi di Prometea di inizio 2020, sui conti correnti degli italiani risulta depositata una cifra pari a circa 1.400 miliardi di euro. Avere dei risparmi sul conto è una delle forme più ricercate dai risparmiatori italiani che hanno bisogno di rassicurazioni, che cercano sicurezza. Nella percezione comune mantenere una parte elevata della propria ricchezza in liquidità sul conto viene considerata come un'alternativa a investire e significa fare una scelta neutrale: nessun rendimento ma anche nessun rischio, nessun guadagno ma nessuna perdita.


01/06/2020

Caro risparmiatore, con quanta fatica hai lavorato fino ad oggi per costruire il tuo patrimonio? Con quanto impegno ed accuratezza hai preso le tue decisioni? Oggi, in questo scenario che si sta prospettando, sei ancora soddisfatto delle scelte che hai fatto? Se pensi che l’investimento finanziario soprattutto in un periodo di crisi economica e di fluttuazione dei mercati sia pericoloso, se pensi che sia adatto agli speculatori, se pensi di essere impotente di fronte al verificarsi di eventi non governabili voglio farti una domanda: in tutti questi anni hai investito in qualcosa o per qualcosa? C’è una grande differenza tra i due modi di dire. Se hai investito in uno specifico fondo comune, titolo o altri strumenti, vedrai solo il contenitore finanziario, la tua valutazione verrà limitata al singolo prodotto e giudicherai il valore del tuo investimento solamente su quanto ti rende. Pertanto, l’unico parametro sarà il tasso. Di conseguenza, situazioni come quelle che abbiamo vissuto a marzo ti porteranno a decisioni emotive e comprometteranno la buona riuscita dell’investimento. Questo ci porta a dire che se investi solo in qualcosa, perdi di vista il punto di arrivo. Al contrario, se hai investito per qualcosa (imprevisti, pensione, studio dei figli, ecc.), la tua attenzione sarà rivolta all’obiettivo per il quale stai compiendo una precisa scelta finanziaria. In questo caso tutte le fasi alterne dell’economia e dei mercati verranno percepite solo come fastidi e non comprometteranno il buon esito dell’investimento. Quindi, investire per qualcosa consente di mantenere l’asta dritta sull’esigenza che si vuole soddisfare ed il denaro altro non è che un mezzo per realizzare quel progetto stesso. “A volte, è sufficiente un cambio di prospettiva per vedere la luce” (Dan Brown) Sono d’accordo, non è semplice adottare questo approccio agli investimenti perché il problema principale quando si investe è sapere perché lo si fa. Un modo semplice che può aiutarti a definire gli obiettivi è seguire quanto indicato nello schema a forma di piramide dove alla base c’è l’esigenza che dev’essere soddisfatta per prima perché è quella più importante e, man mano che si sale, le esigenze diventano meno prioritarie. Seguire questo protocollo come esempio ti permetterà di fare ordine fra esigenze, progetti e priorità. Oltre alla definizione degli obiettivi è importante quantificare l’importo da destinare a ciascuna esigenza e stabilire il periodo di tempo entro il quale vorrai ottenere i benefici del tuo investimento. Solamente alla fine andrai a stabilire l’allocazione delle risorse attraverso un’adeguata diversificazione in termini di mercati e strumenti finanziari in linea con la singola esigenza da soddisfare e con il corretto orizzonte temporale definito. Dopo avere applicato il suggerimento che ti ho dato, vado ad indicarti tre variabili da seguire per far sì che si verifichi quanto delineato:


22/05/2020

Negli ultimi anni anche in alcuni giornali economici girava la pubblicità di emissioni obbligazionarie della Bei (Banca Europea degli investimenti) con cedole dell’8% e parecchi risparmiatori ingolositi da una cedola così interessante le hanno acquistate. Il ragionamento, rapido, è certamente stato “mi compro una Bei che ha rating AAA, l’emittente è solido, il capitale è garantito e prendo una cedola dell’8% dove oggi i tassi per le obbligazioni di pari solidità sono a zero, faccio un grande affare”, ma nell’affare, troppo semplice per essere affare, si cela un problema. La Lira turca, valuta di quelle obbligazioni di cui abbiamo parlato. Sette anni fa un euro valeva due lire turche oggi con un euro ci restituiscono otto lire turche; la perdita di valore va oltre il 70%. Cambio Lira turca / euro -16% da inizio gennaio 2020 -62% negli ultimi cinque anni grafico cedola rischio   La verità di queste obbligazioni è stata che sì, hanno reso l’8% all’anno, per cui negli ultimi cinque anni si è percepito il 40% di rendimento ma, dato che la valuta si è svalutata di oltre il 60%, ecco che un investimento che all’apparenza sembrava prudente, garantito e redditizio, in realtà ha comportato una perdita. Notizia di un paio di giorni fa la sospensione delle negoziazioni di titoli obbligazionari in Lira turca anche di emittenti solidi e sicuri come la Bei. Prima di farsi distrarre dall’8% o 10% di cedola, se proprio si vuole investire in un singolo titolo obbligazionario sarebbe opportuno approfondire qualche fondamentale del Paese in cui si investe come la bilancia commerciale, il tasso di inflazione, il grado di fiducia degli investitori esteri. Nello specifico la Turchia è una grande economia, fa parte della Nato, ma ha una bilancia commerciale sballata, un’inflazione galoppante e nonostante i tentativi della banca centrale nel cercare di ridurre l’inflazione non ci sta riuscendo. Inoltre la Turchia ha un “piccolo problema” perché si pensa che la banca centrale non sia propriamente indipendente, che non ci sia fiducia agli occhi degli investitori e tutto questo comporta che la moneta si svaluta, i cittadini si impoveriscono e si distruggono i risparmi. Ricordiamo che come qualsiasi investimento anche quello in obbligazioni comporta diversi fattori di rischio che andrebbero sempre valutati. Parliamo principalmente di:

  • Rischio emittente, l’incapacità totale o parziale dell’emittente di rimborsare il capitale e pagare le cedole.
  • Rischio tassi di interesse, che comporta la variabilità del prezzo nel caso in cui si volesse vendere prima della scadenza.
  • Rischio di cambio, quello che sta succedendo con la Lira turca dove le variazioni del cambio determinano variazioni anche consistenti del valore del titolo.
  • Rischio liquidità, l’eventuale vendita prima della scadenza potrebbe non avvenire in modo efficiente per mancanza di compratori.
La tentazione di trovare delle scorciatoie è sempre forte, ma molto spesso questo si traduce in veri pericoli per i risparmi e per il benessere finanziario. Quando si decide di investire è necessario stabilire i propri obiettivi di vita e farsi affiancare da un Consulente Finanziario di fiducia perché potrà sicuramente consigliarti al meglio facendoti evitare i veri pericoli.   Rosario Daniele Iemulo


22/04/2020

Paura, senso di impotenza, angoscia e riadattamento delle nostre abitudini, queste le prime sensazioni che l’emergenza ci infonde. Tutti i cambiamenti che in questo periodo il Covid 19 ci ha imposto, ci hanno fatto scoprire il senso di parole come vulnerabilità, incertezza o instabilità. Se si pensa cosa ci sta insegnando questa situazione in ottica finanziaria, ci si può ben rendere conto di come sia necessario proteggersi prima che le cose succedano, trovando gli strumenti giusti che ci permettano di essere preparati ad affrontare situazioni di emergenza. Si può essere pronti in caso di infortunio grave che causa l’impossibilità di continuare a lavorare e produrre reddito per sé e la propria famiglia. Si può essere pronti in caso di malattie con conseguenze sanitarie ed economiche. Si può essere pronti in caso di perdita di lavoro con conseguenze per il futuro proprio e della famiglia. Si può essere pronti in caso di eventi esterni che causano il blocco temporaneo e forzato dell’attività di impresa con conseguenze per il business e la forza lavoro. Si può essere pronti in caso di danni causati al patrimonio da situazioni contingenti. Non succede… ma se succede... Da qui l’importanza di una corretta pianificazione finanziaria e una delle prime cose a cui pensare è la pianificazione assicurativa attraverso la tutela preventiva. Il fatto che non succeda nulla dovrebbe renderci solo felici, ma se dovesse succedere allora saremo pronti e preparati ad affrontare le emergenze. Se attuassimo forme di tutela contro gli imprevisti attraverso il trasferimento dei rischi ad un soggetto esterno assicurativo si potrebbero liberare risorse liquide da poter essere impiegate per altre esigenze ed obiettivi di vita. Oggi, ancora più di prima, con questa situazione surreale che stiamo vivendo, il bisogno di protezione e tutela acquista maggior valore ed ecco che sarebbe utile porsi alcune domande, ad esempio:

  • Se dovessi subire una riduzione del reddito in che modo impatterebbe sul mio tenore di vita e di quello della mia famiglia?
    • Potrò continuare a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato?
    • A cosa dovrò rinunciare?
    • Questa eventuale rinuncia cosa comporterà per il mio futuro e quello della mia famiglia?
  • Se mi dovesse succedere un grave imprevisto cosa accadrebbe alla mia famiglia?
    • Sarebbe in grado di avere le risorse necessarie per continuare a vivere?
    • Sarebbe in grado di continuare a pagare il mutuo?
    • I miei figli sarebbero nelle condizioni di portare avanti gli studi?
  • I risparmi che sto accantonando per la pensione saranno in grado di garantirmi lo stesso tenore di vita sperimentato durante l’attività lavorativa?
  • La mia azienda sarà in grado di continuare la gestione del business quando smetterò di occuparmene personalmente?
  • Il mio patrimonio personale come potrebbe essere impattato in caso di potenziali rischi diretti o indiretti derivanti dall’attività di impresa?
  • I cambiamenti in atto in che modo impatteranno sul business della mia azienda e sul patrimonio personale?
La risposta a tutte queste domande esiste e dato che, come dicono i medici, ogni caso è un caso, l’invito è quello di pensare a una strategia di protezione di persone e patrimonio ben prima che qualcosa accada. Contattami subito per un appuntamento conoscitivo gratuito, telefonico o in video, per scoprire nei dettagli, e senza impegno, come posso aiutarti e cosa posso fare per te.   Rosario Daniele Iemulo


11/04/2020


19/03/2020

Quando decidiamo di investire i nostri risparmi per realizzare i nostri obiettivi c’è qualcosa che inizialmente non consideriamo e di cui noi esseri umani siamo provvisti: siamo esseri emotivi e sperimentiamo impazienza, confusione, paura, euforia e avidità. È molto facile far prevalere le emozioni negli investimenti finanziari perché i momenti di crescita generano euforia e si è propensi ad aumentarli mentre i periodi di ribasso, ovvero quando si vede scendere gli investimenti, generano ansia e smarrimento e ti fanno pensare che continueranno a scendere. In entrambi i casi si diventa reattivi nel voler prendere decisioni che sembrano avere un senso nel momento. Tuttavia, probabilmente ti pentirai di quelle decisioni in seguito, e non sarai in grado di tornare indietro per prendere decisioni diverse. Per un investitore, soprattutto in momenti di particolare difficoltà, controllare le proprie emozioni è una sfida difficile. La buona notizia è che esiste una “via virtuosa” che consente di tenere le emozioni fuori dal processo di investimento e nel contempo di trasformare in opportunità soprattutto i periodi di discesa dei mercati finanziari. L’esperienza insegna che soprattutto i momenti di ribasso si tradurranno nelle migliori occasioni di investimento per tutti quelli che saranno riusciti ad andare oltre al fotogramma del momento e ad operare con un’ottica di lungo periodo arrivando a guardare l’intero film. Sto parlando della strategia ad ingresso graduale, un modo semplice ma molto efficace che ti permette di seguire il piano di investimento scelto attraverso la gradualità dell’allocazione delle risorse impedendoti di cadere vittima delle tue emozioni e di gestire attivamente l’imprevedibilità generale dei mercati finanziari. I quattro vantaggi principali sono:


06/03/2020

“L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa” Questa frase è stata pronunciata da Franklin D. Roosevelt nel 1932 al popolo americano ancora scosso e, per certi versi, disperato a causa della grande crisi del 1929. Come sappiamo, da lì in poi gli Stati Uniti diventarono la più grande economia al mondo. Dopo oltre settant’anni, e soprattutto in questo frangente, quella frase è ancora attuale. In un contesto così surreale in cui il mondo, nella confusione totale, è come se si stia fermando, il sentimento della paura inizia a prendere il sopravvento, condiziona i comportamenti facendoci compiere delle azioni dettate dall’emotività. Aggiungiamo poi che a essere colpiti dal “virus” sono stati anche i mercati finanziari, ed ecco che diventa tutto più complicato.


26/02/2020

I mercati azionari esercitano un indubbio fascino. Molte persone pensano che investire con successo significhi indovinare il momento esatto di acquisto e di vendita. Spesso il richiamo di entrare per anticipare una successiva crescita del mercato o di uscire al momento giusto per anticipare una discesa può tentare diversi investitori. I vantaggi che ci si propone di ottenere dalla tempistica del mercato o market timing sono:

  • maggiori profitti
  • minori perdite
  • evitare la volatilità del mercato
Sostanzialmente questi investitori cercano di battere il mercato con l’astuzia. O almeno così pensano. In realtà, se fosse così facile lo farebbero tutti, ma soprattutto non è detto che si riescano a ottenere risultati migliori. Un esempio concreto ci arriva da Mario e Paolo, due investitori che rispettivamente comprano nel periodo peggiore e migliore. Mario investe in un portafoglio azionario globale ogni anno 10.000 euro nel giorno con il prezzo più alto di mercato dal 2005 al 2018, mentre Paolo investe gli stessi 10.000 euro nel giorno con il prezzo più basso di mercato sempre dal 2005 al 2018. Al 31 dicembre del 2018 Mario, il peggior investitore in market timing, ottiene il 4,8% di rendimento mentre Paolo, il miglior investitore possibile, ottiene il 7,8%. Se allunghiamo il periodo di riferimento, la differenza di rendimento tende ad allinearsi rendendo pressoché indifferente il tempismo. Morale: è sempre il momento giusto per investire. Piuttosto che preoccuparsi della tempistica del mercato, sarebbe più corretto concentrarsi sulle cose che possiamo controllare come:
  • la corretta diversificazione
  • il controllo del rischio
  • il corretto orizzonte temporale utile al raggiungimento degli obiettivi
Nel tempo, i mercati finanziari hanno premiato gli investitori che hanno adottato una prospettiva a lungo termine e sono rimasti fedeli al proprio piano di investimento.
La storia ha dimostrato che, il più delle volte, i rendimenti generati dal rimanere investiti per lungo termine battono i rendimenti generati dal tentativo di anticipare il mercato.
Se consideriamo un orizzonte di cinque anni dal 2004 al 2018 i periodi positivi sono l’85% mentre in un orizzonte di dieci anni sono il 100%. capital group   In definitiva, ciò che conta non è quando investire ma per quanto tempo farlo evitando di entrare e uscire dal mercato a causa di scelte dettate solamente dal percepito o da reazioni emotive di fronte a oscillazioni dei mercati. Questo non significa che investire e dimenticarsene, quanto piuttosto monitorare regolarmente il portafoglio adattandolo nel tempo, man mano che il mercato si muove e le tue esigenze cambiano, facendoti aiutare da un Consulente Finanziario di fiducia a rimanere concentrato sugli obiettivi di lungo termine.   Rosario Daniele Iemulo  


19/02/2020

Qualche giorno fa ho incontrato Vittorio e nel corso del nostro appuntamento mensile mi ha posto una domanda: “Da più parti leggo e sento dire continuamente che i mercati scenderanno, perché non liquidiamo tutto e trasferiamo sul conto la liquidità in attesa di rientrare a prezzi più convenienti?”. Ad essere sincero, è da diversi anni che mi sento fare questa domanda da tanti risparmiatori. È umano pensarla così, le persone da una parte vogliono prendersi il rischio al rialzo mentre dall’altra vogliono essere protetti dal rischio del ribasso. La liquidità in conto fa sentire bene e ci protegge, ma purtroppo non cresce di valore. Quando si tratta di investire, un ruolo importante lo gioca la sfera emotiva e il sovraccarico di informazioni dell’era moderna, veicolato da TV, stampa specializzata, forum finanziari e social non aiuta, anzi, ha condizionato e continua a condizionare buona parte dei risparmiatori nelle scelte di investimento. Sarebbe interessante capire se questo eccesso di informazioni li abbia aiutati a migliorare le loro performance degli investimenti. Diversi studi dimostrano che rimanere investiti nei mercati finanziari risulta essere la scelta migliore, perché nel lungo termine i rendimenti arrivano.   grafico Nel grafico è riportata la performance annualizzata dell'MSCI World in percentuale nel periodo gennaio 1999 - marzo 2019 in quattro diverse casistiche. Un investitore che avesse mantenuto l’investimento ininterrottamente per tutto il periodo indicato avrebbe realizzato più del doppio dei guadagni di un investitore che avesse "mancato" anche solo i migliori 10 giorni di mercato. Se avesse mancato i 40, o addirittura 70, dei migliori giorni, i rendimenti sarebbero stati negativi. Cercare di evitare una discesa apportando cambiamenti drastici nell'allocazione delle risorse attraverso l’uscita dal mercato può causare danni ai risultati di investimento a lungo termine, ma soprattutto pone l’investitore a compiere un’ulteriore “azione” per decidere quando rientrare. È proprio questo il punto, disinvestire e lasciare i soldi sul conto potrebbe essere una decisione facile, ma non è altrettanto facile decidere quando rientrare perché se i prezzi dovessero scendere ci si aspetta che continuino a scendere ma nel frattempo il prezzo ricomincia a salire senza essere riusciti a rientrare. Quindi il tentativo di evitare la volatilità del mercato nel breve termine difficilmente si tramuta in una mossa saggia a lungo termine perché il lungo termine favorisce coloro che rimangono investiti. Mi piace condividere l’esempio del fondo Magellan perché ci dà un’idea di come le scelte emotive incidano sui ritorni in termine di rendimento. Peter Lynch, gestore del Fondo Magellan presso Fidelity Investments, tra il 1977 e il 1990, ha registrato un rendimento medio del 29,2%. battendo lo S&P 500 per ben 11 volte su 13. Peter Lynch, era stato definito dal Wall Street Journal come “un genio” e “un mago degli investimenti”.

Secondo te in che modo Peter Lynch ha realizzato questa straordinaria performance? Investiva in azioni esattamente al momento giusto e poi le vendeva quando i loro prezzi aumentavano?
Non aveva a disposizione la sfera di cristallo per fare questo ma al contrario seguiva una strategia e riteneva che i maggiori rendimenti dovessero realizzarsi investendo a lungo termine ed il prezzo era considerato una variabile poco importante. Quello che contava era il tempo nel valutarne il ritorno. Tuttavia, nonostante la rimarcabile performance del fondo, oltre il 50% degli investitori ha perso soldi perché, pur avendo investito nel miglior fondo della storia, l’investitore medio è stato fortemente danneggiato dagli effetti negativi dell’emotività e dall’entrare ed uscire nei momenti sbagliati. 
Tutte le volte che pensi di uscire dal mercato chiediti sempre se i tuoi obiettivi sono cambiati e se l’investimento finanziario fa per te.
Se la risposta a queste due domande è sì, allora la cosa migliore da fare è rimanere aderente al tuo piano di investimento e seguirlo magari effettuando degli aggiustamenti tattici per evitare di essere preso in contropiede quando si verificheranno discese dei mercati. Investire i propri risparmi non è un servizio accessorio, ma una scelta fondamentale perché da un corretto impiego di questi molto spesso dipende il benessere futuro di una persona o famiglia. Per tale motivo è fondamentale stabilire bene per cosa si investe, determinare il giusto tempo per far maturare i rendimenti ed implementare un piano di investimento che possa resistere anche alle intemperie momentanee che ci saranno sempre. Allo stesso modo è importante farsi affiancare da un consulente finanziario di fiducia perché potrà fornirti una visione più ampia aiutandoti a raggiungere i tuoi obiettivi.   Rosario Daniele Iemulo  


12/02/2020

“Caro figlio, quando inizierai a lavorare la prima cosa a cui dovrai pensare è mettere da parte i soldi per comprarti la casa.” A quanti di voi risuona familiare questa frase? Probabilmente a tanti perché da sempre in Italia è presente la cultura del bene immobile come prima forma di investimento. Idea tramandata di generazione in generazione e, in molti casi, anche la quasi totalità dei risparmi è stata destinata in tale asset. Ecco che, negli anni, gli immobili all’interno di tutta la ricchezza degli italiani sono arrivati ad avere un peso superiore al 50%. Questo dato è confermato dall’ultima indagine della Banca d’Italia dove emerge che, stante la ricchezza totale di 9.743 miliardi di euro, 5.246 miliari sono rappresentati da immobili. Negli over 60 la percentuale di possesso di un’abitazione arriva all’80% mentre nelle famiglie di un under 35 la percentuale si aggira attorno al 40%. C’è sempre stata la convinzione di considerare l’investimento immobiliare come “bene rifugio” perché ti protegge dall’inflazione, perché si vede e questo psicologicamente appaga le persone, non tradisce mai, consente di dormire tranquillo, permette di ottenere una buona rendita e soprattutto di conseguire una buona rivalutazione. Tutto questo è stato vero per decenni, fino al 2008 circa. La casa rappresentava la soluzione perfetta per l’impiego dei risparmi.