Lavorare per me significa puntare al meglio!
Benvenuta, benvenuto nel mio blog.Qui tratto tematiche che hanno come principale obiettivo fare acquisire una maggiore consapevolezza finanziaria.
Scoprirai i vantaggi della pianificazione patrimoniale, sarai aggiornato sulle ultime notizie finanziarie e potrai conoscere meglio me e il mio lavoro.
Utilizza il mio blog per accrescere la tua cultura finanziaria e comprendere meglio il mondo della finanza personale, io offro informazioni precise, puntuali e concrete, sorrette da dati certi.
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Sono 330 i miliardi che al 2020 risultano investiti in buoni postali e buoni fruttiferi postali. Il dato di Assogestioni, pubblicato pochi giorni fa, mi ha incuriosito e mi ha spinto ad approfondire l’argomento. Per decenni la tendenza di molti risparmiatori italiani è stata quella di investire i propri risparmi in titoli di Stato e molto spesso in buoni fruttiferi postali, i rendimenti sono sempre stati molto interessanti e, addirittura per chi aveva tempo di aspettare 9 anni e 6 mesi, i buoni fruttiferi postali raddoppiavano il capitale investito. Bei tempi… Tale scelta da sempre è stata sinonimo di massimo guadagno e massima sicurezza in quanto ritenuti privi di rischio. Oggi la situazione è cambiata. La politica monetaria ultra-espansiva delle Banche centrali nel tentativo di sostenere l’economia ha avuto come effetto quello di comprimere i rendimenti delle obbligazioni. La componente obbligazionaria è l’area di maggior investimento tra tutte le aree di asset di investimento a livello globale e il mercato delle obbligazioni governative, di solito parcheggio di risparmi prudenti, è stato spogliato del suo valore reale per spostare enormi quantità di denaro su investimenti in capitali di rischio. L’era dei tassi reali negativi rappresenterà pertanto un tema strutturale e non ci sarà la ricerca del rendimento, ma più propriamente la caccia al rendimento. Ed ecco che tanti risparmiatori continuano a scegliere la strada più semplice e più conosciuta investendo ingenti patrimoni in buoni postali o buoni fruttiferi. Dal report di Assogestioni si evince che in Italia ci sono oltre 50 milioni di buoni postali e quasi 31 milioni di libretti, praticamente 1 italiano su 2 ha uno di questi due strumenti in portafoglio. Proviamo ad analizzare quanto detto.
Sembra una domanda provocatoria soprattutto in questo ultimo periodo in cui la realtà che affrontiamo è diversa da quella che ci saremmo aspettati di vivere, anche nel quotidiano. Apprezzabile, nella nostra sfera emotiva, la preoccupazione per le nostre finanze; ci sta, questo può essere tra i punti che di notte non ci fanno prendere sonno. Ma si sa, riposare e, riposare bene, è una delle cose più importanti per la mente e il corpo. Uno studio pubblicato sul Journal of Psychosomatic Research dimostra che la qualità del tuo sonno è molto più importante della quantità e, dato che tutti noi vogliamo sentirci riposati, cosa possiamo fare per migliorare la qualità del nostro sonno? Importanti sono alcune semplici pratiche: fare esercizio fisico regolare, mangiare sano, dedicare il tempo al nostro hobby, mantenere i contatti sociali con persone che ci fanno sentire bene; ma come fare a mandare via i pensieri turbolenti? La buona notizia è che un bravo consulente finanziario può aiutarti ad affrontare e a rispondere a quei quesiti che ti tengono sveglio la notte. Ma andiamo per ordine cercando di rispondere nel concreto alle diverse domande.
Ti è capitato di ammirare un atleta professionista per la performance che è in grado di mantenere nel tempo, per la sua preparazione e per la sua forza mentale che gli permette di raggiungere le massime prestazioni? Così come uno sportivo professionista attiva il suo fitto programma di allenamento fisico e mentale che lo porterà a raggiungere i risultati cercati per essere un campione, così i risparmiatori nel nuovo anno, per potere raggiungere determinati obiettivi, dovranno prefissarsi di costruire un piano di fitness finanziario valido. Se si vuole puntare a raggiungere l’apice del proprio potenziale occorre uscire dalla propria zona di comfort, avere più coraggio e guardare in faccia i propri limiti. Proviamo a pensare utilizzando un parallelismo, a come poter lavorare per creare fin da subito un programma di fitness efficace.
Buon Anno! Auguro a tutti un Anno pieno di possibilità! Occorre avere fiducia e speranza in quest’anno nuovo, occorre lasciare andare i propri propositi e i propri sogni nella direzione, sì, della possibilità! Se ci chiediamo qual è la strada migliore per costruire le risorse finanziarie che servono per dare vita ai nostri progetti, occorre fare il punto su qualche concetto. Partiamo da risparmio e investimento, due termini che ci aiuteranno nel nostro intento. Risparmio significa mettere da parte i soldi in un posto sicuro per poterli utilizzare in un momento successivo. Per la maggior parte degli italiani il posto più sicuro dove mettere da parte i risparmi è il conto corrente. Investire significa impiegare il proprio patrimonio, significa aumentare e far fruttare le proprie possibilità. Gli investimenti sono orientati al futuro e guardano ai nostri progetti di vita. Nella cultura italiana il conto corrente viene scambiato come forma di investimento. E la prova è negli oltre 1700 miliardi di liquidità giacente nei conti correnti degli italiani. In verità il c/c è un servizio di base che serve come appoggio agli incassi, ai pagamenti e a qualche emergenza. Dobbiamo prendere atto che i soldi lasciati sul conto corrente non coprono l'inflazione e neppure, probabilmente, le spese annue, oltre al non aiutarci a raggiungere gli obiettivi. È fondamentale risparmiare tanto quanto lo è investire se si vogliono raggiungere degli obiettivi di reddito a lungo termine che ci permettano di essere soddisfatti delle nostre scelte. Stiamo assistendo a profondi cambiamenti demografici, sociali ed economici dove le esigenze cresceranno più velocemente di quanto lo farà la ricchezza. Pensiamo alla pensione pubblica che sarà sempre meno generosa e pertanto ci dovremo pensare noi, pensiamo al sistema di welfare sempre meno protettivo e qui basta vedere quanto spendiamo come italiani ogni anno per le cure mediche private o ancora a quanto servirà per mantenere i figli fino all’università. Tutto questo deve portarci a ragionare sul fatto che dovremmo accumulare di più e meglio, pertanto pianificare diventa un processo necessario e indispensabile per evitare che i cambiamenti in atto rischino di rendere insufficiente il patrimonio costruito nel tempo.
Prendersi cura della propria salute finanziaria è una delle cose più importanti che ogni individuo può e dovrebbe fare per affrontare in modo più propositivo il futuro. L’anno che si sta chiudendo dimostra che di certezze nella vita ne abbiamo poche. I mesi trascorsi ci hanno messo di fronte a grandi cambiamenti, abbiamo dovuto rivedere le nostre priorità a causa delle ripercussioni che la pandemia ha generato sullo stile di vita e sulla situazione finanziaria di ciascuno di noi. Da ciò che è successo, finanziariamente, occorre ricavare degli insegnamenti, perché anche dalle situazioni più avverse bisogna trarre spunti positivi, bisogna imparare a proteggersi e a farsi trovare pronti di fronte agli imprevisti. Ma cosa fare per proteggersi ed affrontare le emergenze o gli eventi inattesi? Poniamoci nella giusta ottica, poniamoci le giuste domande, e rivediamo i nostri bisogni effettivi, i nostri bisogni primari, le nostre forme di tutela di fronte a situazioni destabilizzanti. Ne parlo nel mio articolo pubblicato su Wall Street Italia e che ti invito a leggere. Rosario Daniele Iemulo
La storia del sistema previdenziale italiano è una storia infinita. Le innumerevoli riforme a cui abbiamo assistito fino ad oggi hanno apportato continue modifiche al sistema e hanno avuto l’obiettivo di allungare l’età pensionabile, di aumentare gli anni di contribuzione minimi e di restringere i requisiti per il pre-pensionamento. Il risultato di queste riforme è che lavoreremo di più e avremo un assegno pensionistico pubblico sempre più basso. La legge Finanziaria del 2007 ha portato alla costituzione nel nostro Paese della previdenza complementare, cioè quella che si affianca al cosiddetto primo pilastro che è la previdenza pubblica erogata principalmente dall’INPS. La previdenza complementare ha la funzione di accompagnare l’aderente lungo il proprio ciclo di vita attraverso l’accantonamento regolare di una parte dei risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si aggiungerà a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria. L’obiettivo è quello di andare a colmare il gap che ognuno di noi avrà, soprattutto per chi ha iniziato a lavorare dal 2002 in poi, al fine di poter mantenere lo stesso tenore di vita sperimentato durante l’attività lavorativa. Il suggerimento è, per evitare di essere colti impreparati, quello di aderire alla previdenza integrativa e volontaria che garantisce ai giovani e ai meno giovani di mantenere il tenore di vita voluto. Lo strumento più adeguato per pianificare il futuro previdenziale è il fondo pensione. Il fondo pensione è la forma pensionistica integrativa individuale, che prevede l’erogazione di una rendita in modo da garantire un tenore di vita adeguato a partire dal momento del pensionamento. Il fondo pensione si basa su un sistema a capitalizzazione che consiste nella creazione di un conto individuale in cui affluiscono i versamenti volontari, che vengono investiti sui mercati finanziari. Il fondo pensione presenta molte agevolazioni fiscali che ne fanno uno strumento unico nel panorama italiano e che tutti dovrebbero avere:
- Le somme che durante l’anno vengono versate nel fondo pensione fino a un ammontare di 5.164 €, si possono portare in deduzione – cioè abbassano l’ammontare dell’imponibile irpef – e quindi si pagano meno tasse in base alla propria aliquota contributiva. Questa tabella riassume le fasce di reddito e le relative aliquote che vengono applicate e aiuta a capire il vantaggio della deduzione fiscale. Prendiamo come esempio un lavoratore che ha un reddito tra 55.000 e 75.000 € e se durante l’anno versa sul proprio fondo pensione i famosi 5.164 € avrà un vantaggio, oggi, del 41% cioè di 2.117 € di minor tasse da pagare.
- A differenza degli investimenti classici in fondi, sicav, azioni etc, la tassazione sui rendimenti del fondo pensione è più bassa e cioè al 20% e non al 26%.
- Il montante accumulato sarà soggetto ad una aliquota fiscale che varia dal 15% fino al 9% in base all’anzianità di permanenza all’interno del fondo.
- Sui fondi pensione, a differenza degli altri investimenti, non si paga l’imposta di bollo annua che ad oggi è lo 0,2% sul controvalore dell’investimento.
- Le somme destinate al fondo pensione non rientrano nel calcolo ISEE, per cui io posso avere anche un milione di euro nel fondo pensione e beneficiare nel contempo delle altre agevolazioni previste da un certo ammontare di ISEE.
- Gli importi all’interno dei fondi pensioni sono impignorabili ed insequestrabili.
- L’ammontare presente nel fondo pensione non rientra nell’asse ereditario per cui è esente dalle imposte di successione con notevole risparmio di imposte in capo agli eredi.
- Infine, il fondo pensione aiuta a una gestione razionale dei propri risparmi perché il fatto di essere consapevoli di accantonare delle somme regolari per il proprio futuro non ci fa cambiare idea anche nelle fasi più avverse di mercato. E il tempo sarà il migliore alleato che consentirà di ottenere i frutti del risparmio.
Negli articoli precedenti abbiamo visto come oggi più di ieri sia importante preoccuparsi della propria posizione previdenziale per potersi garantire un’esistenza al pari di quando si lavorava. L’ultimo rapporto della Consob sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane pubblicato il giorno 10 dicembre 2020 rileva come meno del 20% degli intervistati sia impreparato rispetto ai conteggi da fare per sapere quanti anni dovrà lavorare prima di poter andare in pensione, rispetto a quanto percepirà mensilmente quando sarà in pensione, e rispetto a quanto dovrebbe risparmiare per mantenere l’attuale tenore di vita. Rimane l’80% che non ha una visione chiara sulla propria situazione previdenziale e alla domanda con quanti soldi andrai in pensione le risposte spaziano tra una “indefinita percentuale dell’ultimo reddito” a “non la prenderò mai”. Come fare, allora, a tutelarsi per gli anni della pensione e mantenere il proprio tenore di vita? La soluzione è la pianificazione previdenziale attraverso un processo che porti a: Definire la situazione attuale Quantificare il gap pensionistico Determinare il fabbisogno futuro Vediamoli nel dettaglio:
Con questo articolo proseguiamo il lungo viaggio nel mondo previdenziale. In Italia, il tema previdenziale da sempre è stato al centro del dibattito politico con riforme su riforme per cercare di mettere in sicurezza l’intero sistema e renderlo più sostenibile, pertanto è fondamentale conoscere in modo approfondito ciò che riguarderà il nostro futuro. Dal 1995 il metodo di calcolo è cambiato a seguito della riforma Dini (Legge 335/1995), questo ha sancito l’entrata in vigore del sistema contributivo al posto di quello retributivo. Le regole prevedono un calcolo della pensione ripartito fra: metodo retributivo: con tale metodo la pensione viene calcolata sulla base della media delle retribuzioni degli ultimi anni lavorativi, indipendentemente dal totale dei contributi effettivamente versati; metodo contributivo: con questo sistema di calcolo la pensione viene calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa adeguati e rivalutati annualmente, applicando un coefficiente di rivalutazione, secondo regole predefinite. Tale sistema risulta influenzato da diverse e numerose variabili che tengono conto, tra l'altro, della dinamica retributiva, della speranza di vitae dell'andamento dell'economia. Il sistema di calcolo contributivo ha come pregio sicuramente quello di rendere molto più equi i trattamenti pensionistici futuri, ma purtroppo anche più magri soprattutto per lavoratori autonomi e giovani che hanno iniziato la loro avventura lavorativa da pochi anni. La profonda trasformazione del mondo del lavoro che vedrà sempre meno contratti a tempo indeterminato, un incremento del lavoro autonomo e delle collaborazioni a progetto, comporterà il rischio di minori versamenti previdenziali che a loro volta potrebbero portare nel medio lungo termine a dei ‘buchi’ contributivi importanti. Sempre la riforma Dini ha introdotto anche il sistema misto transitorio che coinvolge i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e prevede il calcolo quota. Sulla scia della riforma Dini, nel 2011 è intervenuta la riforma Fornero che distingue ancora tra due tipologie di sistemi di calcolo: quello misto ripreso dalla riforma Dini e quello contributivo. Il metodo di calcolo della pensione di ciascuno varia a seconda dell'anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995: anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995, mentre è calcolata con il sistema contributivo per l'anzianità maturata dal 1° gennaio 1996; anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011, e con il sistema contributivo per l'anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 2012 fino al momento di accesso alla pensione. Per coloro i quali hanno iniziato a lavorare con decorrenza 1° gennaio 1996 si applica esclusivamente il sistema di calcolo contributivo. La Riforma Fornero del 2011, tra le altre cose, ha previsto, e probabilmente in pochi lo sanno soprattutto i diretti interessati, per le Casse dei professionisti la sostenibilità finanziaria su un orizzonte temporale di 50 anni, rispetto ai 30 previsti prima. Questa norma di fatto ha determinato la necessità di rendere più stringenti i requisiti previdenziali per i liberi professionisti iscritti alle relative Casse. Infatti, da un lato si è innalzata l’età di pensionamento fino o addirittura oltre i 70 anni e dall’altra le prestazioni pensionistiche future verranno conteggiate in molti casi con il metodo contributivo puro o con il metodo misto. Le stime di alcune Casse arrivano ad ipotizzare assegni pensionistici pari al 30/35% rispetto all’ultimo reddito da lavoro.
Gli italiani sono uno dei popoli più longevi del mondo: ad oggi, infatti, l’aspettativa di vita è di 80,5 anni per gli uomini e 85 anni per le donne. I motivi sono molteplici: la dieta mediterranea, l’assistenza sanitaria gratuita, il nostro DNA, ecc. Ma quella che è senza dubbio una buona notizia da un punto di vista generale, rischia di svelare la polvere sotto il tappeto, riguardo ad un tema di sempre più stringente attualità ed urgenza sociale: quello delle pensioni. Occorre considerare infatti che la base demografica del paese è completamente sproporzionata: gli anziani sono molti di più dei giovani. [caption id="attachment_3000" align="alignnone" width="367"] Fonte: Forfinance[/caption] Ad oggi, per ogni persona in pensione ci sono 1,4 lavoratori attivi… un po’ pochi. Se consideriamo che questo rapporto è destinato ad assottigliarsi fino – verosimilmente – ad invertirsi, si capisce l’importanza e la delicatezza del tema e la necessità di trovare soluzioni alternative a quelle classiche. Ne abbiamo avuto la prima evidenza nel maggio scorso che in concomitanza del lockdown coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di persone mentre gli assegni pensionistici erogati ammontavano a 22,78 milioni. Facciamo un passo indietro e analizziamo i 4 falsi miti che riguardo il sistema pensionistico italiano.