Negli articoli precedenti abbiamo visto come oggi più di ieri sia importante preoccuparsi della propria posizione previdenziale per potersi garantire un’esistenza al pari di quando si lavorava.
L’ultimo rapporto della Consob sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane pubblicato il giorno 10 dicembre 2020 rileva come meno del 20% degli intervistati sia impreparato rispetto ai conteggi da fare per sapere quanti anni dovrà lavorare prima di poter andare in pensione, rispetto a quanto percepirà mensilmente quando sarà in pensione, e rispetto a quanto dovrebbe risparmiare per mantenere l’attuale tenore di vita.
Rimane l’80% che non ha una visione chiara sulla propria situazione previdenziale e alla domanda con quanti soldi andrai in pensione le risposte spaziano tra una
“indefinita percentuale dell’ultimo reddito” a
“non la prenderò mai”.
Come fare, allora, a tutelarsi per gli anni della pensione e mantenere il proprio tenore di vita?
La soluzione è la pianificazione previdenziale attraverso un processo che porti a:
- Definire la situazione attuale
- Quantificare il gap pensionistico
- Determinare il fabbisogno futuro
Vediamoli nel dettaglio:
1. Definire la situazione attuale
Come in ogni
processo di pianificazione, anche in quello previdenziale non si può che partire dall’analisi della propria situazione attuale tenendo conto delle specificità legate alla professione svolta e alla stima della prestazione che sarà erogata dallo Stato attraverso la pensione pubblica.
Qui un suggerimento è utilizzare il servizio “la mia pensione futura” gestito dall’Inps per fare una simulazione e toccare con mano quello che sarà il futuro della nostra previdenza.
Comprendere il quadro generale e la situazione attuale è fondamentale per prendere buone decisioni e pianificare una pensione di successo.
2. Quantificare il gap pensionistico
Dopo aver chiara la propria situazione attuale ed avere una stima dell’importo della pensione pubblica futura, si tratta di calcolare la differenza tra l’ultima retribuzione professionale e il primo assegno pensionistico pubblico. Tale differenza rappresenta il gap pensionistico.
Facciamo un esempio:
Mario è un giovane professionista iscritto all’albo professionale dal 2015 e andrà in pensione nel 2051.
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Fonte: Finecobank[/caption]
Il suo assegno previdenziale ammonterà a circa 22.300 euro l’anno che rappresenta il tasso di sostituzione (rapporto tra l’annualità di pensione e l’ultimo reddito annuo prima della pensione) contro un reddito netto ante pensione stimato intorno ai 58mila euro annui: la perdita sarà di oltre 36mila che rappresenta il gap da colmare per mantenere lo stesso tenore di vita.
Questa fase è molto delicata e per certi aspetti difficile perché si tratta di stimare quale sarà il nostro fabbisogno durante gli anni della pensione in base al tenore di vita desiderato. Si tratta di quantificare le spese di consumo ordinario a cui dovremmo aggiungere le spese per l'assistenza sanitaria che potranno rappresentare una parte importante del budget della pensione.
Nel quantificare il fabbisogno futuro bisognerà tenere conto anche di eventuali eredità future, redditi da altre fonti di attività e la quota di risparmi finanziari che riusciremo a mettere da parte, tutti elementi che migliorano la situazione patrimoniale per quando si andrà in pensione.
3. Determinare il fabbisogno futuro
Arriviamo all’ultima fase della pianificazione previdenziale che consiste nello stabilire quanto risparmiare ed investire per la pensione.
Facciamo degli esempi.
Per ottenere una rendita di 100 euro al mese quanto dobbiamo risparmiare?
Un 25enne per avere 100 euro di rendita al mese occorre che risparmi 20 euro al mese ossia che
rinunci a una pizza al mese. Per avere 1000 euro al mese di rendita bisogna accantonare 200 euro.
A 40 anni, l'
effetto procrastinazione porta a quei 20 euro al mese fino a 55 euro al mese. Se volete avere mille euro al mese di pensione dovrete accantonare più di 550 euro.
Non c’è un tempo giusto per iniziare a pensare a un proprio piano previdenziale anche se come si suol dire “meglio prima che dopo”.
Infatti, così come per tutti gli investimenti, anche per la pianificazione previdenziale il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale perché trasforma gli asset facendoli crescere nel corso degli anni grazie alla capitalizzazione composta.
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Fonte: Kaidan[/caption]
Prima si comincia ad accantonare per la pensione anche con importi bassi e più si alza l’importo dell’assegno integrativo
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Secondo l’Inps,
ogni lavoratore dovrebbe dotarsi al più presto di una pensione integrativa. Questo vale soprattutto per i lavoratori autonomi che, come abbiamo visto, potranno contare su assegni pensionistici sempre più ridotti.
Vale altrettanto per i nati a partire dagli anni ‘80, i quali percepiranno
una pensione calcolata esclusivamente con il sistema contributivo, che richiederà tempi più lunghi e contributi regolari che spesso i giovani italiani non riescono a garantire.
Queste categorie di persone è fondamentale che abbiano la consapevolezza di dover fare affidamento solo su se stesse per provvedere al loro welfare.
Da qui l’importanza anche di avere a fianco un bravo Consulente Finanziario che con determinazione spieghi l’importanza del risparmio previdenziale e trovi la soluzione migliore per tutelare e assicurare l’indipendenza economica del futuro.
Ogni mese scrivo la mia newsletter “Oggi ti parlo di…” che condivido con i miei clienti e con il mio network volta ad analizzare tematiche specifiche al fine di creare spunti di riflessione e confronto e rimanere sempre informati.
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Rosario Daniele Iemulo