Lavorare per me significa puntare al meglio!

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Scoprirai i vantaggi della pianificazione patrimoniale, sarai aggiornato sulle ultime notizie finanziarie e potrai conoscere meglio me e il mio lavoro.

Utilizza il mio blog per accrescere la tua cultura finanziaria e comprendere meglio il mondo della finanza personale, io offro informazioni precise, puntuali e concrete, sorrette da dati certi.

Se anche tu punti al meglio seguimi!
29/12/2020

Prendersi cura della propria salute finanziaria è una delle cose più importanti che ogni individuo può e dovrebbe fare per affrontare in modo più propositivo il futuro. L’anno che si sta chiudendo dimostra che di certezze nella vita ne abbiamo poche. I mesi trascorsi ci hanno messo di fronte a grandi cambiamenti, abbiamo dovuto rivedere le nostre priorità a causa delle ripercussioni che la pandemia ha generato sullo stile di vita e sulla situazione finanziaria di ciascuno di noi. Da ciò che è successo, finanziariamente, occorre ricavare degli insegnamenti, perché anche dalle situazioni più avverse bisogna trarre spunti positivi, bisogna imparare a proteggersi e a farsi trovare pronti di fronte agli imprevisti. Ma cosa fare per proteggersi ed affrontare le emergenze o gli eventi inattesi? Poniamoci nella giusta ottica, poniamoci le giuste domande, e rivediamo i nostri bisogni effettivi, i nostri bisogni primari, le nostre forme di tutela di fronte a situazioni destabilizzanti. Ne parlo nel mio articolo pubblicato su Wall Street Italia e che ti invito a leggere.   Rosario Daniele Iemulo  


21/12/2020

La storia del sistema previdenziale italiano è una storia infinita. Le innumerevoli riforme a cui abbiamo assistito fino ad oggi hanno apportato continue modifiche al sistema e hanno avuto l’obiettivo di allungare l’età pensionabile, di aumentare gli anni di contribuzione minimi e di restringere i requisiti per il pre-pensionamento. Il risultato di queste riforme è che lavoreremo di più e avremo un assegno pensionistico pubblico sempre più basso. eta pensione La legge Finanziaria del 2007 ha portato alla costituzione nel nostro Paese della previdenza complementare, cioè quella che si affianca al cosiddetto primo pilastro che è la previdenza pubblica erogata principalmente dall’INPS. La previdenza complementare ha la funzione di accompagnare l’aderente lungo il proprio ciclo di vita attraverso l’accantonamento regolare di una parte dei risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si aggiungerà a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria. L’obiettivo è quello di andare a colmare il gap che ognuno di noi avrà, soprattutto per chi ha iniziato a lavorare dal 2002 in poi, al fine di poter mantenere lo stesso tenore di vita sperimentato durante l’attività lavorativa. reddito   Il suggerimento è, per evitare di essere colti impreparati, quello di aderire alla previdenza integrativa e volontaria che garantisce ai giovani e ai meno giovani di mantenere il tenore di vita voluto. Lo strumento più adeguato per pianificare il futuro previdenziale è il fondo pensione. Il fondo pensione è la forma pensionistica integrativa individuale, che prevede l’erogazione di una rendita in modo da garantire un tenore di vita adeguato a partire dal momento del pensionamento. Il fondo pensione si basa su un sistema a capitalizzazione che consiste nella creazione di un conto individuale in cui affluiscono i versamenti volontari, che vengono investiti sui mercati finanziari. Il fondo pensione presenta molte agevolazioni fiscali che ne fanno uno strumento unico nel panorama italiano e che tutti dovrebbero avere:

  • Le somme che durante l’anno vengono versate nel fondo pensione fino a un ammontare di 5.164 €, si possono portare in deduzione – cioè abbassano l’ammontare dell’imponibile irpef – e quindi si pagano meno tasse in base alla propria aliquota contributiva. Questa tabella riassume le fasce di reddito e le relative aliquote che vengono applicate e aiuta a capire il vantaggio della deduzione fiscale. versamenti Prendiamo come esempio un lavoratore che ha un reddito tra 55.000 e 75.000 € e se durante l’anno versa sul proprio fondo pensione i famosi 5.164 € avrà un vantaggio, oggi, del 41% cioè di 2.117 € di minor tasse da pagare.
  • A differenza degli investimenti classici in fondi, sicav, azioni etc, la tassazione sui rendimenti del fondo pensione è più bassa e cioè al 20% e non al 26%.
  • Il montante accumulato sarà soggetto ad una aliquota fiscale che varia dal 15% fino al 9% in base all’anzianità di permanenza all’interno del fondo.
  • Sui fondi pensione, a differenza degli altri investimenti, non si paga l’imposta di bollo annua che ad oggi è lo 0,2% sul controvalore dell’investimento.
  • Le somme destinate al fondo pensione non rientrano nel calcolo ISEE, per cui io posso avere anche un milione di euro nel fondo pensione e beneficiare nel contempo delle altre agevolazioni previste da un certo ammontare di ISEE.
  • Gli importi all’interno dei fondi pensioni sono impignorabili ed insequestrabili.
  • L’ammontare presente nel fondo pensione non rientra nell’asse ereditario per cui è esente dalle imposte di successione con notevole risparmio di imposte in capo agli eredi.
  • Infine, il fondo pensione aiuta a una gestione razionale dei propri risparmi perché il fatto di essere consapevoli di accantonare delle somme regolari per il proprio futuro non ci fa cambiare idea anche nelle fasi più avverse di mercato. E il tempo sarà il migliore alleato che consentirà di ottenere i frutti del risparmio.
In un mondo fatto di incertezze, e la pensione pubblica ne è una, è indispensabile attivare forme di previdenza integrativa in grado di rivalutare i risparmi e ottimizzare i guadagni grazie a importanti vantaggi fiscali in termini di deducibilità sui rendimenti e sulle prestazioni degli investimenti. Se anche tu hai a cuore il tuo benessere futuro e vuoi analizzare la tua attuale posizione previdenziale, possiamo calcolare insieme il gap da colmare per mantenere il tuo stile di vita anche dopo la pensione e trovare la corretta soluzione per farti trovare pronto. Contattami per una consulenza gratuita che ti servirà per avere dei suggerimenti professionali utili per il tuo futuro.   Rosario Daniele Iemulo


15/12/2020

Negli articoli precedenti abbiamo visto come oggi più di ieri sia importante preoccuparsi della propria posizione previdenziale per potersi garantire un’esistenza al pari di quando si lavorava. L’ultimo rapporto della Consob sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane pubblicato il giorno 10 dicembre 2020 rileva come meno del 20% degli intervistati sia impreparato rispetto ai conteggi da fare per sapere quanti anni dovrà lavorare prima di poter andare in pensione, rispetto a quanto percepirà mensilmente quando sarà in pensione, e rispetto a quanto dovrebbe risparmiare per mantenere l’attuale tenore di vita. Rimane l’80% che non ha una visione chiara sulla propria situazione previdenziale e alla domanda con quanti soldi andrai in pensione le risposte spaziano tra una “indefinita percentuale dell’ultimo reddito” a “non la prenderò mai”. Come fare, allora, a tutelarsi per gli anni della pensione e mantenere il proprio tenore di vita? La soluzione è la pianificazione previdenziale attraverso un processo che porti a: Definire la situazione attuale Quantificare il gap pensionistico Determinare il fabbisogno futuro Vediamoli nel dettaglio:


08/12/2020

Con questo articolo proseguiamo il lungo viaggio nel mondo previdenziale. In Italia, il tema previdenziale da sempre è stato al centro del dibattito politico con riforme su riforme per cercare di mettere in sicurezza l’intero sistema e renderlo più sostenibile, pertanto è fondamentale conoscere in modo approfondito ciò che riguarderà il nostro futuro. Dal 1995 il metodo di calcolo è cambiato a seguito della riforma Dini (Legge 335/1995), questo ha sancito l’entrata in vigore del sistema contributivo al posto di quello retributivo. Le regole prevedono un calcolo della pensione ripartito fra: metodo retributivo: con tale metodo la pensione viene calcolata sulla base della media delle retribuzioni degli ultimi anni lavorativi, indipendentemente dal totale dei contributi effettivamente versati; metodo contributivo: con questo sistema di calcolo la pensione viene calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa adeguati e rivalutati annualmente, applicando un coefficiente di rivalutazione, secondo regole predefinite. Tale sistema risulta influenzato da diverse e numerose variabili che tengono conto, tra l'altro, della dinamica retributiva, della speranza di vitae dell'andamento dell'economia. Il sistema di calcolo contributivo ha come pregio sicuramente quello di rendere molto più equi i trattamenti pensionistici futuri, ma purtroppo anche più magri soprattutto per lavoratori autonomi e giovani che hanno iniziato la loro avventura lavorativa da pochi anni. La profonda trasformazione del mondo del lavoro che vedrà sempre meno contratti a tempo indeterminato, un incremento del lavoro autonomo e delle collaborazioni a progetto, comporterà il rischio di minori versamenti previdenziali che a loro volta potrebbero portare nel medio lungo termine a dei  ‘buchi’ contributivi importanti. Sempre la riforma Dini ha introdotto anche il sistema misto transitorio che coinvolge i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e prevede il calcolo quota. Sulla scia della riforma Dini, nel 2011 è intervenuta la riforma Fornero che distingue ancora tra due tipologie di sistemi di calcolo: quello misto ripreso dalla riforma Dini e quello contributivo. Il metodo di calcolo della pensione di ciascuno varia a seconda dell'anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995: anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995, mentre è calcolata con il sistema contributivo per l'anzianità maturata dal 1° gennaio 1996; anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995: la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per l'anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011, e con il sistema contributivo per l'anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 2012 fino al momento di accesso alla pensione. Per coloro i quali hanno iniziato a lavorare con decorrenza 1° gennaio 1996 si applica esclusivamente il sistema di calcolo contributivo. La Riforma Fornero del 2011, tra le altre cose, ha previsto, e probabilmente in pochi lo sanno soprattutto i diretti interessati, per le Casse dei professionisti la sostenibilità finanziaria su un orizzonte temporale di 50 anni, rispetto ai 30 previsti prima. Questa norma di fatto ha determinato la necessità di rendere più stringenti i requisiti previdenziali per i liberi professionisti iscritti alle relative Casse. Infatti, da un lato si è innalzata l’età di pensionamento fino o addirittura oltre i 70 anni e dall’altra le prestazioni pensionistiche future verranno conteggiate in molti casi con il metodo contributivo puro o con il metodo misto. Le stime di alcune Casse arrivano ad ipotizzare assegni pensionistici pari al 30/35% rispetto all’ultimo reddito da lavoro.


30/11/2020

Gli italiani sono uno dei popoli più longevi del mondo: ad oggi, infatti, l’aspettativa di vita è di 80,5 anni per gli uomini e 85 anni per le donne. I motivi sono molteplici: la dieta mediterranea, l’assistenza sanitaria gratuita, il nostro DNA, ecc. Ma quella che è senza dubbio una buona notizia da un punto di vista generale, rischia di svelare la polvere sotto il tappeto, riguardo ad un tema di sempre più stringente attualità ed urgenza sociale: quello delle pensioni. Occorre considerare infatti che la base demografica del paese è completamente sproporzionata: gli anziani sono molti di più dei giovani. [caption id="attachment_3000" align="alignnone" width="367"] Fonte: Forfinance[/caption]   Ad oggi, per ogni persona in pensione ci sono 1,4 lavoratori attivi… un po’ pochi. Se consideriamo che questo rapporto è destinato ad assottigliarsi fino – verosimilmente – ad invertirsi, si capisce l’importanza e la delicatezza del tema e la necessità di trovare soluzioni alternative a quelle classiche. Ne abbiamo avuto la prima evidenza nel maggio scorso che in concomitanza del lockdown coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di persone mentre gli assegni pensionistici erogati ammontavano a 22,78 milioni. Facciamo un passo indietro e analizziamo i 4 falsi miti che riguardo il sistema pensionistico italiano.


24/11/2020

Gli italiani sono un popolo di risparmiatori e, quando si deve pensare alla pensione, spesso si preoccupano senza trovare le giuste mosse da fare. Quante volte avrai sentito dire che “alla pensione bisogna pensarci per tempo”? Ai più potrebbe sembrare un ritornello vuoto di significato e spesso viene ignorato. In un paese come il nostro, in cui ancora ci si affida troppo spesso alla previdenza pubblica con il pensiero che la pensione dello Stato sia l’unica fonte di sostentamento per una vecchiaia serena, per costruire un pensionamento felice basterà fare delle scelte che ci permetteranno di trascorrere una vecchiaia senza rimorsi. La storia del sistema pensionistico italiano è in continua evoluzione, nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a diverse riforme previdenziali volte all’allungamento dell’età pensionabile e all’aumento degli anni di contribuzione minima. Quali sono le principali cause che hanno determinato queste modifiche sostanziali al sistema previdenziale?

  • Invecchiamento della popolazione
Siamo un paese dove si fanno sempre meno figli e di conseguenza il rapporto tra giovani ed anziani continua ad aumentare. Per 100 giovani sotto i 15 anni ci sono 173 persone over 65 anni. Secondo il prof. Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia all’Università Bicocca di Milano, il rapporto tra la popolazione attiva (20-65anni) e i pensionati raddoppierà nel giro di una generazione. Si stima che nel 2050 avremo 7,9 milioni di giovani sotto i 15 anni, ma avremo 19,8 milioni di over 65enni. Questo significa il doppio del carico previdenziale. Nell’immagine seguente vediamo chiaramente come una struttura demografica “a fungo” (cioè dove i vecchi sono più dei giovani), mette a rischio la base produttiva: troppo pochi quelli che lavorano, e troppi quelli che avranno bisogno di una pensione pagata. [caption id="attachment_2988" align="aligncenter" width="626"]anziani Fonte: ForFinance[/caption]  
  • Cambiamento nella natura del lavoro
Rispetto al passato, l’entrata nel mondo del lavoro si è spostata più avanti nel tempo. Molto spesso i giovani svolgono lavori saltuari o lavori con contributi non sempre regolari e pertanto gli accantonamenti rischiano di essere molto inferiori rispetto alle necessità. Tutto questo comporterà che le persone faranno sempre più fatica a ricevere pensioni in linea con il loro tenore di vita proprio perché la contribuzione non sarà adeguata. A pagare saranno soprattutto i nati a partire dagli anni ‘80, i quali percepiranno una pensione calcolata esclusivamente con il sistema contributivo, che richiederà più anni e una continuità lavorativa che spesso i giovani italiani non hanno.  
  • Longevità
Grazie al continuo miglioramento delle condizioni economiche e sanitarie, in Italia la speranza di vita supera gli 80 anni per gli uomini e quasi gli 85 per le donne. In pratica passeremo oltre 24 anni in terza o quarta età secondo i dati Istat, ciò corrisponde al 45% in più di vita residua dall’inizio dell’età pensionabile rispetto agli anni 50. Questo da una parte comporterà un ingente esborso di denaro da parte delle casse dello stato per pagare le pensioni e dall’altra la necessità di avere a disposizione maggiori risorse finanziarie. La possibilità di vivere più a lungo è sicuramente un fenomeno da annoverare tra gli aspetti positivi del nostro prossimo futuro ed è altrettanto vero che questo rappresenta una sfida per far corrispondere un maggiore benessere e qualità della vita. Siamo tutti destinati a vivere di più ma chi pagherà i contributi previdenziali di persone sempre più longeve? Mercer, il più grande istituto di ricerca previdenziale al mondo, ha lanciato l’allarme “otto persone su 10 vivranno più a lungo dei loro risparmi e delle loro pensioni.” [caption id="attachment_2989" align="aligncenter" width="700"]lavoratori e pensioni Fonte: ForFinance[/caption]   C’è un’unica certezza: lavoreremo di più e prenderemo meno soldi ma soprattutto chissà quando. Possiamo decidere di lasciare tutto così facendoci travolgere dagli eventi oppure possiamo agire per costruirci una solida alternativa alla previdenza pubblica per quando lasceremo il mondo del lavoro attraverso l’introduzione di una forma di previdenza alternativa individuale. Domande del tipo: Quale tenore di vita ambisco ad avere in quegli anni? Quanti soldi mi serviranno? Quale soluzione implementare? Sono domande pertinenti che ci permetteranno di farci trovare pronti. Io suggerisco di pianificare la pensione al più presto perché il tempo è la variabile più importante che consente ai nostri risparmi di lavorare per noi con meno sacrifici. Mi auguro che ognuno di voi abbia un bravo Consulente Finanziario che vi parli di questa priorità per il vostro benessere futuro e che vi indichi il percorso giusto.


16/11/2020

Mercoledì scorso ho avuto la grande opportunità di partecipare ad un evento online organizzato da MFS Meridian con ospite il grande Reinhold Messner, alpinista, avventuriero e scrittore. Messner è stato il primo scalatore ad avere raggiunto le 14 vette più alte del mondo ed il primo ad essere sempre tornato alla base per poter raccontare le sue infinite imprese. Il riuscire a scalare una montagna, una montagna di ottomila metri, è il risultato di un processo disciplinato che non lascia nulla al caso; è il risultato che parte dall’avere un sogno che poi si trasformerà in visione per renderlo più vivido, ed in fine in azione con la pianificazione del viaggio, la scelta del compagno, il percorso più sicuro da percorrere, la scelta dell’attrezzatura da portare con sé. A tutto questo è necessario aggiungere l’equilibrio fisico e mentale, ed in montagna è tutto perché ci permette di raggiungere sani e salvi la vetta superando ogni difficoltà e ci consente anche di ridiscendere a valle in sicurezza. L’esempio della perseveranza di Messner ci porta a parlare delle nostre sfide in campo finanziario. Nel mondo degli investimenti riuscire a raggiungere un obiettivo di vita che ci siamo prefissati non è tanto dissimile dal raggiungere la vetta di una montagna o concludere un viaggio nelle zone più remote della terra. Esistono driver comuni come l’avere un obiettivo da raggiungere, la pianificazione della strategia per affrontare le scalate e le discese, la scelta degli strumenti, il controllo attivo del rischio, la gestione delle avversità come lo stress e le intemperie che possono abbattersi sulla montagna, così come sui mercati. La vetta della montagna va considerata come un obiettivo finanziario e un obiettivo di vita. Proviamo a fare qualche parallelismo tra montagna e investimenti finanziari perché potrebbero aiutarci a gestire meglio i nostri risparmi.


10/11/2020

Nell’articolo di settimana scorsa abbiamo trattato il tema degli elementi utili da considerare quando decidiamo di affidare i nostri risparmi ad una banca, questa settimana invece andremo ad identificare gli strumenti utili per valutare la solidità di quel determinato istituto bancario. Se sei un azionista... vuoi vedere aumentare il valore delle tue azioni. Se sei un obbligazionista... vuoi ricevere le cedole e vederti rimborsato il capitale investito. Se sei un correntista... vuoi che i tuoi risparmi siano al sicuro. Da sempre, ed oggi più che mai, è importante affidarsi ad una banca solida. Fino al 1° gennaio 2016 nel caso in cui un istituto bancario si fosse trovato in difficoltà era previsto il salvataggio da parte degli Stati e pertanto il rischio per i risparmiatori era molto basso. Dal 1° gennaio 2016, invece, ci sono nuove regole europee dettate dalla direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) la quale introduce in tutti i paesi europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi delle banche. Il bail-in o salvataggio interno è uno degli strumenti, all’interno della direttiva europea, che la Banca d’Italia può utilizzare per affrontare le difficolta economiche di una determinata banca; per bail-in s’intende la riduzione del valore delle azioni e di altri crediti della banca. Si applica seguendo una precisa gerarchia sintetizzata nella tabella sotto:   Parliamo di quelli che sono gli elementi che ci possono aiutare a comprendere in quale stato di salute si trova una banca. Prima di tutto occorre valutare quanto è solida una banca a livello patrimoniale, quanto è liquida e quanta redditività è in grado di generare. La Solidità patrimoniale ci dice quanto quella banca è in grado di rimanere in vita. La Liquidità esprime la capacità di reagire di fronte a determinate situazione avverse. La Redditività ci racconta quanto la banca è in grado di generare profitto nel tempo.


02/11/2020

Per tutti è indispensabile avere un conto corrente per depositare il proprio stipendio, per accendere un mutuo, per il proprio business o per gestire i propri risparmi. Ma se in passato la scelta della banca era un puro caso, per la vicinanza al luogo di lavoro o alla propria residenza oppure perché era la banca dei genitori o nonni, oggi la scelta della banca a cui affidare i nostri risparmi rappresenta una delle decisioni finanziarie più importanti che possiamo prendere per il nostro futuro. Questo perché una Banca non è uguale all’altra. Ma come scegliere la banca giusta e quali sono gli elementi da considerare?


26/10/2020

Una storica frase cita che “gli italiani sono un popolo di Santi, Poeti, Navigatori…” e a noi piace aggiungere “di risparmiatori”, anche se non di investitori e ne è la prova l’enorme liquidità parcheggiata sui conti correnti. Quella della liquidità è una tendenza che accompagna da sempre noi italiani, ma che negli ultimi 10 anni è andata via via ad aumentare. Ma in quest’ultimo anno cosa è successo? Nel periodo del lockdown questa liquidità è addirittura aumentata mediamente dell’8% rispetto al 2019 dove 28 milioni di italiani hanno continuato a risparmiare complice anche la difficoltà a consumare. Secondo l’ultimo bollettino dell’Albi, sui conti correnti degli italiani sono depositati 1.682 miliardi di euro e se andiamo a guardare la ricerca di Banca d'Italia del 2019 già ci parlava di più di 1.400 miliardi di liquidità. Questo aumento si spiega certamente con la situazione sanitaria che stiamo vivendo la quale determina paura per la salute e preoccupazione anche per il risvolto economico, per cui di fronte ad un’accentuata incertezza si tende a risparmiare di più. Questo è sicuramente un fatto positivo, ma è opportuno fare dei distinguo: Se si ha bisogno di quella liquidità nel breve termine (9-12 mesi) allora il conto corrente è la scelta migliore, diversamente il conto corrente è la scelta più inappropriata. Fino a qualche anno fa si era abituati a vivere di cedole piuttosto generose del debito governativo ritenuto sicuro e protetto, ci si sentiva in una botte di ferro e non si andava alla ricerca di altre forme d’investimento diversificate. Oggi però il mondo finanziario è caratterizzato da tassi a zero se non addirittura negativi a cui il risparmiatore non è abituato e pertanto posticipa ogni decisione arrivando alla conclusione: “Lascio i soldi in conto perché non si sa mai oppure perché almeno non li perdo.” Ma è veramente così? Il vero rischio oggi è proprio l’illusione della protezione della liquidità sul conto corrente. Per far capire meglio questa illusione facciamo un esempio pratico. Chi nel 1960 ha messo da parte 100.000 lire rinunciando a 10 cene al ristorante si è ritrovato nel 2003, quando il cambio di valuta gli ha imposto il passaggio agli euro, con l’equivalente di 5 caffè. Questo depauperamento di potere d’acquisto è stato causato dall’inflazione. Quindi soldi in eccesso sul conto corrente comportano la certezza di perdere denaro nel tempo inteso come potere d’acquisto. L’altro elemento fondamentale da considerare è la mancanza di pianificazione finanziaria.